TORINO – 07.10.2016 – Assolto l’ex governatore
Roberto Cota, assolto l’ex consigliere regionale verbanese Roberto De Magistris e, con loro, assolti altri 13 dei 25 imputati del processo cosiddetto di “rimborsopoli”. Questa mattina il collegio del tribunale di Torino presieduto da Silvana Bersano Begey ha emesso le sentenze di primo grado per coloro che non avevano scelto riti alternativi (patteggiamento o rito abbreviato) e che sono comparsi di fronte alla giustizia per rispondere delle spese sostenute come amministratori regionali di diversi partiti politici – quasi tutti del centrodestra nel mandato 2010-2014 – con il denaro pubblico erogato ai gruppi. Era il processo delle “mutande verdi”, gli slip che Cota avrebbe acquistato a Boston e messo in carico ai cittadini; degli scontrini per bar, ristoranti, vestiti e cadeaux. Un processo che ha avuto una vastissima eco mediatica e che è stato additato, non ultimo dal premier Matteo Renzi, come la madre di tutte le storture delle Regioni che con la riforma costituzionale si intendono cancellare.
I pm Enrica Gabetta e Giancarlo Avenati Bassi avevano chiesto che tutti gli imputati, accusati a diverso titolo di peculato e truffa, fossero condannati con pene comprese tra un anno e 4 mesi e 4 anni e 4 mesi. I magistrati hanno però mandato assolti la gran parte di loro: Cota, De Magistris e gli altri leghisti Federico Gregorio, Massimo Giordano, Riccardo Molinari e Paolo Tiramani; l’ex Udc Alberto Goffi; Maurizio Lupidei Verdi Verdi (che ha patteggiato per il peculato) e la figlia Sara; Rosanna Valle, Girolamo La Rocca, Lorenzo Leardi, Massimiliano Motta e Angelo Burzi ex consiglieri di Pdl e Progettazione; Michele Dell’Utri (Moderati).
La pena più alta è stata quella di Michele Giovine dei Pensionati, già al centro dei processi per le firme false che portarono all’annullamento delle elezioni regionali del 2010: 3 anni e 10 mesi. 2 anni e 8 mesi a Michele Formagnana; 2 anni e 6 mesi a Angiolino Mastrullo; 2 anni e 5 mesi a Roberto Tentoni; 2 anni e 1 mese a Rosanna Costa e Alberto Cortopassi; 1 anno e 8 mesi a Daniele Cantore; 1 anno e 4 mesi a Giovanni Negro; 4 mesi a Augusta Montaruli. Per Giovine c’è anche la pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
L’inchiesta era nata nel 2012 – l’epoca dello scandalo in Lazio di “batman” Fiorito – dopo un controllo della Guardia di finanza sulle spese dei gruppi politici. E s’era allargata coinvolgendo esponenti di centrosinistra poi prosciolti (tra cui l’attuale vicepresidente della Regione Aldo Reschigna) e arrivando a chiedere la condanna per 42. Quattrodici avevano patteggiato: il domese Michele Marinello,Francesco Toselli,Giovanna Quaglia, Elena Maccanti (1 anno); Marco Botta e Cristiano Bussola (1 anno e 1 mese); Gianfranco Novero eTullio Ponso (q anno e 3 mesi); Lupi, Franco Maria Botta, Antonello Angeleri, Andrea Buquicchio (1 anno e 4 mesi); Luca Pedrale e Mario Carossa (1 anno e 6 mesi).
Per i quattro che avevano scelto il rito abbreviato il giudice s’era espresso per le condanne: l’ex presidente del Consiglio regionale Valerio Cattaneo (1 anno e 8 mesi),Carla Spagnolo (1 anno, 8 mesi e 20 giorni),Roberto Boniperti (2 anni e 6 mesi),Gabriele Moretti (3 anni perché, unico non politico, s’era fatto pagare un sondaggio mai effettuato). Per questi ultimi, ch avevano capi di imputazione simili a Cota e agli altri odierni imputati, si attende ancora il processo di secondo grado in Appello.