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 telefono phone mano

PIEVE VERGONTE – 02-11-2016 – Lui l’ha rubato, lei l’ha utilizzato commettendo

il reato di ricettazione. Così il tribunale di Verbania ha giudicato la coppia S. C. e A. E., processata mercoledì a Verbania per il furto di un telefonino avvenuto nell’ottobre 2011. Una giovane di Piedimulera, commessa in un negozio all’ingrosso di Pieve Vergonte, al termine del turno mattutino si accorse di non avere più il cellulare, un Lg, che arrivata in ufficio al mattino aveva appoggiato sulla scrivania. Sporse denuncia dicendo ai carabinieri di Villadossola che quella mattina era entrato un solo cliente, di cui non conosceva l’identità e la cui descrizione – fornita ai militari – non fu utile. La svolta nelle indagini arrivò quando A. E. inserì la propria sim card nell’apparecchio, rintracciato tramite il codice Imei. S.C., che all’epoca era il compagno, aveva precedenti penali e la sua foto, mostrata in un confronto alla ragazza cui era stato rubato il telefonino, produsse un riconoscimento. Lui è così finito a processo per il furto, lei per ricettazione. Per entrambi il pm Guido Dell’Agnola ha chiesto 4 mesi e 200 euro di multa. Davide Bianchi, avvocato difensore dell’uomo, ne ha chiesto l’assoluzione per la mancanza di prove e perché – ha sostenuto – l’accusa s’è basata sul pregiudizio dei precedenti del suo assistito. Melania Ruberto, difensore della donna, ha invece sostenuto che in mancanza del telefonino non vie era prova del furto, né della ricettazione. II giudice ha accolto le tesi dell’accusa condannando S.C. a 6 mesi e 500 euro di multa e A. E. a 4 mesi e 200 euro di multa con sospensione della pena e non menzione.