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assograniti mt moro

DOMODOSSOLA- 12-11-2016- Bene il prolungamento delle concessioni

ma ancora molti problemi, come il rilascio e la durata dei permessi ambientali. Inoltre le cave di montagna ossolane sono ancora equiparate a quelle di sabbia dei fiumi, totalmente differenti per tipologia di escavazione, e quindi di esigenze: “Appaiono come parole rassicuranti quelle scelte nel comunicato stampa, redatto dall’Assessorato Attività Produttive, che spiega l’approvazione della nuova legge sulle cave in Piemonte. Una legge che - a detta degli estensori - tutelerà gli operatori onesti, farà crescere il comparto e l’economia del settore. Tutti obiettivi condivisi e auspicati.”

Queste le prime dichiarazioni di Mariateresa Moro al comunicato stampa diffuso dal Consiglio Regionale dopo l’approvazione della nuova legge sulle cave: “Ad oggi possiamo solo osservare che nel Vco, da quasi 100 cave attive – negli ultimi anni – siamo arrivati a quasi 30. La burocrazia incombe sulle nostre attività e l’interpretazione personale della normativa di alcuni funzionari è stata fino ad oggi all’ordine del giorno con disparità di trattamento del comparto sia a livello Nazionale che Regionale.

Con la nuova legge si dovrebbe assistere ad una armonizzazione Regionale (almeno dal punto di vista interpretativo) della normativa, auspicando che sia una interpretazione a favore dell’attività d’impresa e che le parole utilizzate siano poi trasformate in concretezza. Qui, ci stiamo confrontando con una realtà completamente differente che a detta di molti operatori sembra quasi diretta alla ‘soppressione dell’attività’.

Con l’annunciato aumento dei controlli si auspica solo che si voglia mantenere fede all’obiettivo di tutelare i corretti e punire coloro che svolgono effettiva concorrenza sleale. Auspichiamo che non vengano definiti - anche per la polizia mineraria - obiettivi economici relativi al “monte sanzioni” da raggiungere entro l’anno dal settore ispettivo a danno delle aziende, come fanno ormai tutti gli altri Enti ispettivi, altrimenti, invece che tutelare i corretti, si incentiva gli ispettori a raggiungere gli obiettivi di risultato – a cui sono collegati i loro premi di produzione – con evidenti danni per le imprese e per il sistema economico e del lavoro.

Oltre agli obiettivi economici sanzionatori, forse, agli Organi di vigilanza, bisognerebbe definire e attribuire obiettivi parametrati anche alla crescita del lavoro e del numero di imprese sul territorio in cui operano. Forse solo così si riuscirebbe a modificare l’atteggiamento sanzionatorio a danno delle aziende, in un atteggiamento più collaborativo per la crescita del paese.

Queste però sono responsabilità che spettano alla politica prima ancora che agli Enti ispettivi. E’ dalla politica che ci aspettiamo risposte in tal senso e che in questa legge non vediamo. Attendiamo uno o due anni dalla sua entrata in vigore e saranno i numeri delle autorizzazioni richieste dalle imprese, unitamente ai tempi del loro rilascio e gli occupati del comparto, i dati oggettivi sui quali misureremo l’efficacia o meno di questa legge. Dall’analisi del testo troviamo sia elementi positivi ma anche negativi. Sicuramente l’aumento della durata dell’autorizzazione è un primo passo a cui deve seguire a livello nazionale l’aggancio della durata dell’autorizzazione paesaggistica a quella di coltivazione, altrimenti nei fatti cambierà poco o nulla. Senza addentrarci nei particolari saranno i fatti concreti a giudicare”.