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v banca ass 16
MONTEBELLUNA – 17.11.2016 – Veneto Banca

chiederà i danni. Così ha deciso ieri l’assemblea dei soci (per la verità il quasi socio unico, il fondo Atlante) approvando quell’azione di responsabilità di cui si parla da almeno un anno, da quando i primi scandali dell’istituto di Montebelluna iniziarono a occupare le cronache nazionali.

Al di là dello slogan e della volontà politica, anche mediatica, di chiamare in qualche modo in causa chi ha gestito la banca sino al 2014 (l’azione riguarda membri del cda, revisori e anche Vincenzo Consoli in qualità di direttore generale) l’azione ha confini ben precisi. La causa, che non può essere generica ma deve avere appigli legali e anche le gambe per camminare di fronte a un giudice, non riguarderà i profili penali sui quali sta indagando da quasi due anni la Procura di Roma, ma si concentrerà sul via libera dato a 40 operazioni tra il 2006 e il 2014 che hanno permesso di prestare denaro – 402 milioni di euro – con “disinvoltura” provocando, alla svalutazione o al deterioramento di quei crediti, un danno da 198 milioni. A questo dossier s’è arrivati scremando tutti i finanziamenti ritenuti anomali, riferendosi solo a quelli superiori al milione di euro o particolarmente carenti. L’ipotesi, che toccherà poi a un giudice civile valutare, è che il cda approvasse soldi facili senza effettuare controlli approfonditi o sulla base di elementi carenti nelle garanzie.