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koraichi wafa

MILANO – 08.02.2017 – La sentenza sarà pronunciata

il 14 febbraio e per lei rischia di essere pesante. Per Wafa Koraichi, 24 anni, moglie e mamma marocchina che vive a Baveno con la famiglia e lavora come inserviente in un ristorante, i pm di Milano Enrico Pavone e Francesco Cajani hanno chiesto una condanna di 3 anni, 6 mesi e 20 giorni. I magistrati la ritengono una jihadista legata alla rete italiana dell’Isis. Arrestata lo scorso aprile e ancora in carcere, è ritenuta l’intermediaria tra il fratello Mohamed, foreign fighter in Siria con la moglie italiana e i tre figli, e Abderrahim Moutaharrik, kickboxer marocchino residente a Lecco. Quest’ultimo è il personaggio chiave dell’operazione anti-terrorismo che ha portato in carcere anche sua moglie Salma Bencharki e Abderrahmane Khachia. I coniugi Moutaharrik secondo l’accusa di preparavano a loro volta a partire per la Siria insieme ai due figli, ma lui progettava anche un attentato in Italia. Le prove sarebbero nelle chat di whatsapp cui partecipava anche Khachia, marocchino residente nel Varesotto e fratello di un foreign fighter morto in Medio Oriente. Proprio da whatsapp giunge il coinvolgimento della bavenese, che avrebbe chiesto al fratello la benedizione a partire per il kickboxer che, insieme alla moglie e a Khachia, rischiano 6 anni e mezzo di carcere.

Nell’udienza con rito abbreviato tenutasi lunedì Koraichi ha rilasciato dichiarazioni spontanee. Collegata in videoconferenza dal carcere ha negato di essere fiancheggiatrice dell’Isis, proclamandosi innocente e chiedendo di poter tornare alla sua vita e alla sua famiglia.