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VERBANIA – 13.02.2017 – La vita di Giancarlo Barbaglia (nella foto)

finì all’uscita dell’autostrada di Arona, il 5 ottobre del 2014. Il 56enne di Ossona, in provincia di Milano, transitava in moto con una comitiva di amici sulla provinciale 142 Biellese quando, nel territorio di Paruzzaro, sulla sua strada trovò il pick up di Gianni Dalla Rosa. L’automobilista stava uscendo dallo “stop” e, facendo manovra, si trovò sulla traiettoria della moto di Barbaglia, che la urtò, cadde a terra e morì praticamente sul colpo, rendendo vani i tentativi di rianimazione del 118.

A più di due anni di distanza da quei fatti, Barbaglia è a processo a Verbania per omicidio colposo. L’imperizia e l’imprudenza della sua manovra, secondo la Procura rappresentata in aula dal pm Anna Maria Rossi, avrebbero provocato il sinistro mortale. Nell’udienza di oggi i testimoni hanno ricostruito l’accaduto. Quel pomeriggio, una domenica, il gruppo di Ossona di cui Barbaglia faceva parte aveva deciso di rinunciare a un motoraduno a Inveruno per fare un giro sul Lago Maggiore. Le moto viaggiavano a velocità normale, tra i 50 e i 70 km/h. Una parte considerevole dell’udienza è trascorsa nell’esame del perito di parte incaricato dalla difesa di valutare l’incidente. Interrogato dall’avvocato Manuela Caciuttolo di Milano, ha spiegato la pericolosità di quell’incrocio stradale – che dal 2014 a oggi è stato modificato – e insistendo sulla non piena visibilità della strada per via della segnaletica stradale presente allo svincolo. Il processo, in cui i familiari della vittima –  moglie e due figli – non sono costituiti parte civile, è stato aggiornato al 27 marzo.