VERBANIA – 13.02.2017 – “La signora è innocente,
assolvetela e ridatele gli occhiali”. Con piglio deciso e in francese – tradotto dall’interprete – Claude La Page ha rivolto il suo pressante appello al giudice del tribunale di Verbania che lo sta processando insieme a un’amica, Veronique Million. La coppia, lui 74 anni, lei 56, è accusata del furto di un paio d’occhiali di marca Gucci avvenuto il 19 agosto del 2014 a Stresa. Lui, ex ufficiale della polizia militare francese in Algeria, anche per il possesso di due armi improprie: un manganello e un coltello.
Secondo gli imputati, presenti per la prima volta al processo, le accuse mosse dalla Procura sulle indagini svolte dai carabinieri, sono tutto un equivoco. La denuncia venne sporta dal titolare dell’ottica e gioielleria Paulon, situata nel centralissimo corso Italia. Dal negozio sparirono un paio di occhiali da sole di marca Gucci – 235 euro il valore – di colore viola che furono trovati, con l’etichetta attaccata, nella borsetta della signora, successivamente individuata dai carabinieri al vicino supermercato Carrefour e perquisita nella sede della polizia municipale stresiana. La ricostruzione dei due turisti è molto diversa. Dopo aver trascorso qualche giorno a Milano e sul lago di Como, i due decisero di passare a Stresa, attratti dal Festival musicale. Gli occhiali – ha raccontato La Page – la signora Million li aveva già, acquistati in una bancarella vicino al Castello Sforzesco a Milano al prezzo di 100 euro anziché di 250, motivo per cui non aveva la ricevuta, essendosi trattato di un “affare” sottocosto. Occhiali che erano di un colore diverso. “Eravamo nel negozio – ha deposto lei – per confrontare il modello, lo stile e il prezzo di quelli di Gucci con i miei”. “L’etichetta l’ha messa, appena i carabinieri gli hanno restituito gli occhiali, il commesso – ha replicato lui –. Noi ci siamo fermati una notte in più perché attendevamo che il commesso, il giorno dopo, ci mostrasse la ricevuta d’acquisto di quegli occhiali, ma ci dissero che il contabile era in ferie”.
Sul possesso di un manganello e del coltello, l’uomo s’è rifatto al suo passato da soldato. “La mazza è un ricordo dell’Algeria, la possiedo dal 1965 e la tengo in auto per difesa personale. Il coltello? In Francia è tradizione passarlo da padre in figlio. L’ho ricevuto nel 2001 alla morte di mio padre. In Francia e in Austria il possesso di questi oggetti è legale, non sapevo non lo fosse in Italia”. L’udienza è stata aggiornata al 27 marzo, giorno in cui si visioneranno anche i filmati della videosorveglianza interna al negozio.