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profughi antoliva

VERBANIA – 21.02.2017 – Due anni e sette mesi

a testa – più di 10 anni in totale – e 400 euro di multa ciascuno. È questa la pena che il tribunale di Verbania in composizione collegiale (presidente Luigi Montefusco, giudici a latere Rosa Maria Fornelli e Raffaella Zappatini) ha stabilito oggi per i quattro profughi che si resero protagonisti, lo scorso 18 novembre, della sommossa di Arizzano, iniziata con una rapina e poi conclusa con l’aggressione a sette rappresentanti delle forze dell’ordine, portati al Dea con lesioni di lieve e media entità.

È bastata una sola udienza e l’escussione di due testi, un operatore del centro d’accoglienza e un funzionario di polizia della questura, per la sentenza di primo grado che ha condannato Mamady Kante, 29 anni, del Senegal, il connazionale Lassana Konte (21), e i maliani Segamadi Dembelè (23) e Mohamed Dembekè (24). Tutti e quattro difesi d’ufficio dall’avvocato Marco Perera sono irreperibili. Arrestati e tradotti nella casa circondariale di Pallanza, una volta rilasciati sono stati accompagnati dalla polizia in stazione, hanno preso il treno e sono partiti con il divieto di rientrare nel Vco.

La sommossa – così è stato ricostruito in aula – nacque in un contesto di forte tensione in cui alcuni ospiti del centro di accoglienza erano prossimi a perdere l’ospitalità perché era stato negato loro il diritto d’asilo, come tre dei quattro imputati. Quel giorno la scintilla, che sia i gestori della struttura, sia le forze dell’ordine s’aspettavano fosse imminente, s’innescò al momento della distribuzione del pocket money, gli spiccioli (2,5 euro al giorno) che gli operatori consegnano agli ospiti per le spese extra. Konte entrò dai due operatori e portò loro via, senza violenza o minaccia, una busta contenente 90 euro. In un secondo momento entrarono nella stanza lo stesso senegalese, il connazionale Kante e i due maliani Dembekè e Dembelè e altri. Urlavano, picchiavano i pugni sui mobili e sulla scrivania e protestavano al grido “oggi morte”. Fu in quel momento che Dembelè prese un’altra busta, contenente 50 euro, che passò a Kante. Gli operatori a quel punto, scappati all’esterno dalla finestra, chiamarono le forze dell’ordine. Intervennero all’incirca una decina tra poliziotti, carabinieri e finanzieri, che non riuscirono a placare gli animi, né a reimpossessarsi del denaro sottratto. Ne nacque una colluttazione che tra spintoni, pugni e qualche calcio si concluse con l’arresto dei quattro e con leggere e medie lesioni riportate dai tutori della legge.

Per il sostituto procuratore Sveva De Liguoro, quei fatti sono stati una vera e propria rapina – seppur commessa in due tempi – che, aggiunta alla resistenza (che ingloba le lesioni), era meritevole di una condanna di 3 anni e 6 mesi ciascuno, oltre a 1.100 euro di multa a testa. Per l’avvocato Perera s’è trattato di una protesta per la loro condizione di mancati profughi, non finalizzata a un profitto economico.

Il collegio ha ritenuto di dover distinguere i due episodi. Per la resistenza e la rapina da 50 euro li ha condannati a 2 anni, 7 mesi e 400 euro di multa, per il furto (reato derubricato) della busta da 90 ha dichiarato il non doversi procedere per difetto di querela, perché i gestori del centro di accoglienza non hanno sporto denuncia.