MONTEBELLUNA – 20.03.2017 – Quella che inizia oggi
è la settimana più lunga della storia di Veneto Banca e della popolare di Vicenza. La crisi che da ormai due anni accompagna i due istituti veneti e che è solo in parte figlia della più ampia crisi nazionale e internazionale del settore creditizio, ha avuto una svolta venerdì scorso, quando i board delle due ex popolari possedute dal 99% dal fondo privato Atlante hanno deciso di chiedere l’”aiuto di Stato”. Come per il Monte dei Paschi di Siena, valutata l’impossibilità di ricapitalizzare con fondi privati, hanno chiesto l’accesso a quel fondo da 20 miliardi che a dicembre il governo Renzi ha messo in campo nell’ambito del decreto salva-banche.
Da Montebelluna e Vicenza la richiesta è stata spedita a Roma, che dovrà valutarla e trattare con la Banca centrale europea, che ha già in mano i piani industriali delle due banche e che segue da vicino il dossier veneto. Secondo una prima stima servono nel complesso 5 miliardi di euro per evitare il bail in, cioè l’accollo della ricapitalizzazione a soci, obbligazionisti e correntisti con depositi sopra i 100.000 euro.
Tutto ciò avviene mentre l’agenzia Fitch ha declassato il rating della popolare di Vicenza da B- a CCC e da B a C nel breve periodo e mentre è prossima a scadere l’offerta transattiva per i soci “beffati” dalla svalutazione delle azioni Veneto Banca, prorogata al 22 marzo.
La situazione è fluida, le variabili molteplici e gli scenari che si prospettano per le due banche – a questo punto non necessariamente legati nell’ottica della fusione già prospettata – sono difficili da prevedere. Se ne saprà di più nei prossimi giorni di questa prima settimana di primavera, decisiva per le sorti delle due banche, dei dipendenti, degli azionisti e dei correntisti.