VERBANIA – 13.06.2015 – Virtus Cusio-Virtus Verbania-Verbania.
Un cambio di sede e di nome subito e un altro tra dodici mesi, o quando si potrà, sono la medicina per salvare il calcio di un certo livello nella città di Verbania senza pagare un centesimo dei debiti dell’attuale società. A studiarla, nei panni dei medici che accorrono al capezzale biancocerchiato, sono Giuseppe D’Onofrio – imprenditore, presidente della società di San Maurizio d’Opaglio (la Virtus Cusio, appunto, fusione di Cusiana e Sanmauriziese) fresca di promozione in Eccellenza – e Luigi Pedretti – tifoso, ex presidente, già presidente onorario che ha cercato di sostenere economicamente il club nelle ultime due tribolate stagioni.
I due ieri pomeriggio sono stati ricevuti dal sindaco di Verbania Silvia Marchionini, alla quale avrebbero illustrato il loro progetto per trasferire da un lago (il Cusio) all’altro (il Verbano) il titolo di Eccellenza scongiurando che a Verbania tutto finisca con l’ipotetico fallimento del club in mano a Francesca Pangallo e Enrico Montani.
Il nome di D’Onofrio, per la verità, è stato nelle ultime settimane accostato – ma il diretto interessato ha smentito – più volte alla piazza verbanese, sempre a fianco di Montani. S’è parlato di un soccorso economico di D’Onofrio ai Montani, di una fusione, di un accordo che avrebbe mantenuto i due club. Ogni discorso s’è sempre scontrato con la realtà verbanese, che è fatta di un’udienza prefallimentare nuovamente rinviata e fissata al 13 luglio, di almeno centomila euro di debiti accertati (quelli per cui i creditori chiedono il fallimento) e di altri probabili, come quelli delle vecchie bollette del gas per le quali sono stati piombati i contatori. Condizioni troppo rischiose e troppo onerose per D’Onofrio, che ora esplora la strada del trasferimento senza spese.
All’improvviso, infatti, il presidente della Virtus Cusio s’è materializzato avanzando una proposta. Proposta che, va detto, ha tempi strettissimi e ancor più stretti paletti regolamentari e che, per esser presa in considerazione, deve comunque in un qualche modo passare dai Montani.
Il 22 giugno, cioè tra nove giorni esatti, scadono i termini per comunicare alla Lnd piemontese le variazioni della denominazione e/o della sede societaria. A leggere i regolamenti Figc, in particolare l’articolo 18, comma 5, lettera b) delle Noif (le Norme interne), lo spostamento della Virtus Cusio a Verbania è impossibile. La norma infatti dice che “la società deve trasferirsi in Comune confinante, fatti salvi comprovati motivi di eccezionalità per società del settore professionistico”.
Poiché San Maurizio d’Opaglio e Verbania, distanti 23 km in linea d’aria, una quarantina d’auto, non sono confinanti, l’unico appiglio è una deroga per “comprovati motivi di eccezionalità”. Ma le deroghe sono possibili solo “per società del settore professionistico” e non è questo il caso. Ammesso e concesso che si possa fare e che qualcuno (l’unico è il presidente Figc Carlo Tavecchio) conceda una deroga più che eccezionale, ci sarebbe comunque il problema di convivenza con l’attuale Verbania che, al 22 giugno – scadenza per il trasferimento – sicuramente esisterà ancora. Qui entrano in gioco i Montani che in linea teorica (a meno che non si rassegnino al fallimento) non hanno alcun interesse a veder approdare un concorrente in casa propria, per giunta con un titolo sportivo superiore. Men che meno il vantaggio l’hanno i creditori del club biancocerchiato, che potrebbero trarre giovamento se D’Onofrio rilevasse il Verbania immettendo denaro fresco e pagandoli.
Vista dall’altro lato, quello del tifoso e dell’appassionato di calcio, l’operazione, per quanto ardita e tecnicamente complicata, sarebbe affascinante. Abbandonare l’attuale Verbania al suo destino, ripartire con un club sano e in una categoria superiore con l’obiettivo che ridiventi entro un paio di stagioni di nuovo il Verbania, sarebbe una manna caduta dal cielo.
In tutto questo, ferma restando l’incognita del futuro del settore giovanile verbanese dopo le liti con la dirigenza e la minaccia di denunce, c’è da chiarire la questione della gestione e dell’uso dello stadio Pedroli e dei campi di Possaccio e Renco, la cui convenzione col Comune è in scadenza il 31 luglio. Pangallo e Montani hanno più volte ribadito di voler andare avanti e, in questo senso, hanno fortemente sollecitato (per usare un eufemismo) il Comune, che quindi deve trovare una soluzione con D’Onofrio.
Se il progetto avrà le gambe per camminare lo si saprà presto, entro nove giorni. E se sarà un no, la speranza di veder ancora i colori biancocerchiati in campo sarà sulle spalle dei Montani, chiamati a iscrivere la squadra e a salvarsi dal fallimento entro l’ultima settimana di luglio.