BELLINZONA – 18.04.2017 – L’allarme Ddt è rientrato,
ma il Lago Maggiore non è ancora guarito. Lo affermano le analisi eseguite annualmente dal laboratorio cantonale del Ticino sugli agoni pescati nel Verbano. Dal 1995, anno in cui scoppiò il “caso” dell’inquinamento da Ddt provocato dall’ex Enichem di Pieve Vergonte (oggi in Ossola è in corso la bonifica, ma nessuno ha mai pagato un euro di danno, nonostante annunci e promesse), oltreconfine si rileva la presenza di metalli pesanti, Ddt (para-diclorodifeniltricloroetano) e Pcb (bifenili policlorurati). Quest’ultima viene ritenuta dai tecnici “critica”, in particolare per una classe di Pcb, superiore alla soglia di legge. Con la sigla Pcb si definisce la diossina, che è tossica per l’uomo e che non è ancora rientrata nei parametri imposti dalla legge svizzera, tanto che le autorità elvetiche hanno confermato il divieto di pesca dell’agone a fini professionali, di commercio e di vendita, in vigore dal 2009. Rientrano nella norma anche le tracce di metalli pesanti, anche se arsenico e mercurio hanno concentrazioni di un carte rilevanza, che permettono agli esperti di dare un giudizio non troppo lusinghiero sullo stato di salute complessivo delle acque.
Le analisi sono state effettuate su dieci pesci pescati nella primavera 2016 in diverse zone del Verbano ticinese, esaminando in particolare le parti commestibili delle carni ricavate dalla sfilettature.