VERBANIA – 14.06.2015 – Sono tempi duri per gli azionisti
di Veneto Banca. Dopo la forte perdita del bilancio 2014 (quasi un miliardo) e la conseguente svalutazione del titolo (-23%) votata ob torto collo dall’assemblea dei soci, a rendere ancor più difficile la situazione di chi vuole lasciare l’istituto di credito di Montebelluna sono governo e Bankitalia. L’altro giorno è stato pubblicato il decreto attuativo che accompagna la legge di riordino delle banche popolari secondo la quale le più grandi – quelle sopra gli 8 miliardi di raccolta – devono trasformarsi in spa entro 18 mesi. Tra le novità più rilevanti c’è una clausola, inserita per evitare l’emorragia di soci e capitale, che concede alle banche la facoltà di limitare il rimborso o differirlo nel tempo. La norma è significativa soprattutto per le non quotate in borsa, vale a dire Veneto Banca e popolare Vicentina. Ma interessa anche gli altri istituti in trasformazione.
In concreto potrebbe accadere che mentre un socio chiede la restituzione del denaro per le azioni che vuole dismettere, il cda della banca (sempre che sia stato previsto nello statuto) glielo neghi. E poiché questa regola appare in contrasto con l’articolo 2437 del codice civile, è verosimile che ci saranno proteste e ricorsi.
A tal proposito, in attesa che si chiarisca il futuro dell’istituto e che, quindi, gli azionisti possano valutare l’opportunità di restare nel capitale (se ci saranno prospettive interessanti) o lasciare (se il piano non convincerà i mercati), giunge una nota dell’associazione azionisti Veneto Banca che invita i soci a mantenere i nervi saldi. L presidente Giovanni Schiavon, ex magistrato del tribunale di Treviso, pur rilevando che “i dubbi di costituzionalità non sono pochi”, spera che gli azionisti “non cedano alle suggestioni del momento e, a nostro parere, resistano alle tante varie lusinghe dei promotori di strumentali (e secondo noi inconsistenti) azioni risarcitorie collettive”.