VERBANIA – 15.06.2015 – Come l’araba fenice
muore e risorge dalle sue ceneri, così la Verbania calcistica potrebbe rinascere e trovare la categoria perduta. Dopo essersi presentati inaspettatamente venerdì, oggi a Palazzo di Città sono tornati a far visita al sindaco Silvia Marchionini Giuseppe D’Onofrio e Luigi Pedretti. Il presidente della Virtus Cusio di San Maurizio d’Opaglio, fresca promossa in Eccellenza, e l’ex presidente biancocerchiato hanno incontrato il primo cittadino ribadendo il progetto di rilancio che hanno in mente per Verbania. L’incontro è stato interlocutorio perché il nodo principale, al di là della loro volontà, sta a Torino, Roma e parzialmente a Verbania.
L’operazione che hanno in mente D’Onofrio e Pedretti è teoricamente molto semplice ma praticamente molto difficile. Vorrebbero prendere la Virtus Cusio, armi e bagagli con staff tecnico e giocatori e trasferirla a Verbania. Dal Lago d’Orta al Maggiore il passo non è breve e, soprattutto, si scontra con le regole Figc che consentono il cambio di sede solo tra comuni confinanti e limitando le deroghe “per motivi eccezionali” alle sole società professionistiche.
Tra sette giorni esatti, il 22 giugno, sul tavolo della Lnd piemontese dovrà arrivare il modulo, in triplice copia, che chiede il cambio di sede e denominazione da Virtus Cusio a Virtus Verbania, da San Maurizio d’Opaglio a Verbania. Sulla richiesta dovrà esprimersi – prima della ratifica del presidente Figc, Carlo Tavecchio – il Comitato regionale presieduto dall’ornavassese Ermelindo Bacchetta. Il quale, su quel modulo, dovrà dichiarare, testuale, “che la società richiede il cambio in un Comune confinante”. Un azzardo, a meno che non ci sia una ferma volontà politica di andare in deroga alle norme, a Torino come a Roma. Si creerebbe comunque un precedente che, in tutta Italia, sdoganerebbe in un certo senso quel principio di cessione del titolo sportivo che vale per altri sport ma che il calcio ha sempre rifiutato. Alla stessa stregua, infatti, un club del Cuneese potrebbe portare la serie D in Valle d’Aosta, o da Alessandria si trasferirebbe l’Eccellenza in Val di Susa. O, peggio, da regione a regione.
E il Verbania? Nonostante Enrico Montani e Francesca Pangallo continuino a resistere agli assalti dei creditori cercando in tutti i modi di evitare il fallimento attraverso richieste di proroghe e rinvii, s’avvalora l’ipotesi che il club biancocerchiato scomparirà, quanto meno calcisticamente. Non si spiega altrimenti la benevolenza con la quale gli attuali padroni del Verbania hanno accolto l’arrivo di D’Onofrio, quasi fosse la loro salvezza. È poi del tutto evidente che sulla piazza verbanese non possono convivere due squadre di così alta caratura calcistica.
In tutto questo si inserisce un’altra questione. Le nubi nere sul Verbania e i rapporti tesi con i Montani hanno spinto il settore giovanile a distaccarsi e a organizzarsi per conto proprio in una nuova società che conterebbe su più di 150 ragazzi e che si proporrebbe come gestore degli impianti sportivi. Quando il sindaco Marchionini parla di tutelare il settore giovanile si riferisce a loro, ai quali ha già garantito un sostegno e ai quali dovrebbe voltare le spalle nel caso accogliesse la Virtus Cusio. Pardon, Virtus Verbania.