VERBANIA - 25.03.2015 - Matrimonio tra persone dello stesso sesso, unioni civili, parità di diritti. Dopo anni di discorsi e timide proposte, pare sia davvero giunta l’occasione per metter mano al diritto di famiglia, a Verbania ma soprattutto a Roma. Lunedì sera a Palazzo Flaim il Partito democratico ha presentato la proposta di registro delle unioni civili che sottoporrà al Consiglio comunale la prossima settimana. Tra chi è intervenuto al dibattito c’è Marco Coppola, ex presidente dell’Arcigay del Vco e attuale membro della segretaria.
“Per me e per noi non è cambiato nulla”, esordisce il trentenne verbanese, da anni in prima fila per i diritti degli omosessuali. “Eravamo e siamo per la parità del matrimonio, a prescindere dal sesso: uomo-donna, uomo-uomo, donna-donna. Siccome crediamo nella libertà e nell’uguaglianza ci piacerebbe che fosse totale. Però…”.
Però c’è una realtà contro cui scontrarsi che, nel caso dell’Italia, è la mancanza di una legge nazionale. “Sono realista e mi rendo conto che oggi il matrimonio ugualitario non si può avere. Oggi. È anche vero che finalmente c’è una proposta di legge che potrebbe arrivare fino in fondo e che, anche se migliorabile, è comunque buona. L’Italia potrebbe avere un modello alla tedesca, con un’unione che ha molti dei diritti del matrimonio ma che non si chiama matrimonio. È un punto di equilibrio ma anche un punto di partenza che credo sia accettabile. Si tratta di scegliere tra dire di no finché non si avrà il risultato pieno e dire di sì sapendo che non s’è raggiunto l’obiettivo. Tendenzialmente sono per il sì”.
La via maestra passa dunque per Roma e il parlamento. “Sì e mi spiace che l’Italia oggi sia molto indietro e, su questa tema, tra i paesi più arretrati in assoluto. Devo dire che, anche per il dibattito di lunedì sera, c’è comunque interesse e anche una certa conoscenza. A Palazzo Flaim ho incontrato persone molto attente, sensibili e informate: una novità sorprendente”.
Sul registro delle unioni civili Coppola, che non è esponente di partito, può permettersi un giudizio libero. “Lo strumento è quello che è, ma perché il potere di incidere dei sindaci è poco. Non mi stupirei se, una volta istituito il registro, tra un anno saranno iscritte poche persone. Verbania è piccola e non so quanti abbiano il coraggio di presentarsi in Comune, uscire allo scoperto, iscriversi. Senza contare che qualcuno, magari, potrebbe non farlo per scelta perché lo ritiene insufficiente. Detto questo, sono favorevole e ringrazio il sindaco e il Partito democratico per aver avuto il coraggio di osare. Condivido il pensiero di Silvia Marchionini, che lo considera come un modo per innovare, per aprirsi. È un bel segnale, merito anche delle nostra e di tante altre associazioni e del lavoro portato avanti in città negli ultimi anni”.
Sì al regolamento, sì a una forma di legge nazionale che segni almeno un punto a favore del riconoscimento delle coppie omosessuali. C’è, in tutto questo, qualcosa che non piace? “Non mi piace, in generale, che si parli di diritti come se fossero cose astratte. Dobbiamo ricordarci che dietro i diritti ci sono persone vere e che questa è la nostra vita. Togliere un diritto, o limitarlo, a una categoria di persone, è un danno per tutti”.