VERBANIA – 09.05.2017 – Tanto calore, un affetto sincero
e una gioia condivisa. Sono questi i sentimenti che hanno animato ieri pomeriggio la consegna della benemerenza della città di Verbania a don Egidio Borella. Mai, dal 2001 a oggi, da quando cioè il Consiglio comunale istituì questo riconoscimento, c’era stata una simile partecipazione da parte della città. Al teatro Maggiore in centinaia erano presenti alla festa di don Egidio. Erano i rappresentanti di tutti i suoi “mondi”: dai quartieri più popolari di Trobaso dove nacque quasi 59 anni fa; alle parrocchie in cui ha svolto la sua missione, da Cerano a Sant’Anna e Madonna di Campagna; dalla scuola di cui è stato e è insegnante; dalle realtà associative per le quali e con le quali ha profuso tanto impegno; dai vigili del fuoco e dagli alpini, di cui è cappellano e padre spirituale. Applausi spontanei, ringraziamenti a alta voce, risate condivise: la cerimonia non è stata per nulla formale, contagiata da un vero sentimento di affetto, che ha anche imbarazzato il religioso. “Innanzitutto oggi ho dovuto lottare per mettere la vestimenta…”, ha esordito don Egidio quando ha preso la parola per ringraziare e proporre alcune riflessioni, che partono proprio dal modo di vestire e di porsi, che è quello di un religioso non sempre (per non dire quasi mai) necessariamente “in divisa” ma molto vicino alla gente.
Questo suo ruolo è stato ricordato dal sindaco Silvia Marchionini, che l’ha avuto alle scuole medie come “prof” di religione, e che nel tratteggiarne la biografia ha puntato sulla personalità di un uomo di “Trobaso di sotto” a suo agio alla Casa del popolo come in chiesa, sotto un altare.