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belg keizer

VERBANIA – 10.05.2017 – La sentenza arriverà

il 24 maggio e, forse, chiarirà una volta per tutte che cosa accadde nel maledetto pomeriggio del 19 agosto 2011. È questa la data della morte di Marina Spiridonova, 43enne russa residente a Sesto Calende e quel giorno passeggera del motoscafo Gobbi di proprietà del castellettese Moreno Morosini che, nelle acque antistanti Belgirate, ebbe un incidente nautico con lo yacht Brandaris del turista olandese Jan Keizer. L’impatto tra il maxiyacht d’altura lungo 16 metri e il tender in vetroresina di 5 metri fece cadere la donna in acqua, dove finì mortalmente ferita da un’elica, che la colpì nella zona dell’ascella provocandone il decesso per dissanguamento.

La vicenda, che risale a quasi sei anni fa, ha avuto un lungo e travagliato iter giudiziario. In un primo momento, anche a seguito dei rilievi dei periti, venne indagato Morosini, la cui posizione si risolse però con il proscioglimento e l’avvio di un processo bis ai danni di Keizer che, arrivato all’udienza preliminare, venne annullato per un vizio di forma evidenziato dall’avvocato Giuseppe Russo, legale dell’olandese. Oggi il processo ter ha svolto l’intero dibattimento e ha lasciato aperti due scenari che, alla luce delle poche testimonianze oculari e delle perizie dei tecnici parzialmente contrastanti, saranno l’elemento su cui il giudice Luigi Montefusco costruirà la sua sentenza. Secondo l’accusa – che ha comunque chiesto il minimo della pena, esprimendo anche, tramite il pm Maria Portalupi, dubbi sull’univoca responsabilità dell’imputato – l’incidente va ricostruito con l’investimento del tender provocato dal maxiyacht. Il perito della difesa, invece, ritiene più verosimile lo scenario che vide il Gobbi sopraggiungere da poppa lungo la fiancata sinistra, superare il Brandaris, “strusciarsi” contro e finire schiantato sotto la pesante chiglia. Nella battaglia di perizie assume rilevanza anche la valutazione tecnica delle ferite. Secondo il medico legale di parte che assistette all’autopsia della collega dell’Asl incaricata dalla Procura, si tratta di ferite nette, provocate da una mono-elica, che sarebbe necessariamente quella del tender dal momento che lo yacht monta un sistema di due eliche accoppiate che ruotano in senso opposto l’una all’altra e che, nell’impatto con il corpo, avrebbero provocato un maciullamento e non una lacerazione delle carni.

Il giudice ha aggiornato l’udienza al 24 maggio per le eventuali repliche e la sentenza.  

Resta aperto un altro processo dal giudice di pace, dove Keizer è imputato delle lesioni colpose patite da Morosini e dagli altri occupanti e nel quale Morosini è costituito parte civile.