VERBANIA – 18.06.2015 – Plateatici più cari del 5%.
La notizia, mai diffusa finora, è stata data ieri sera en passant nella presentazione “tecnica” del bilancio 2015 (quella politica l’ha tenuta il sindaco Silvia Marchionini) al Consiglio comunale dall’assessore alle Finanze Cinzia Vallone. E ha fatto drizzare le antenne anche a qualche consigliere di maggioranza, memore della battaglia sostenuta nel 2011 quando, allora in minoranza, si opposero al +15% varato dalla giunta Zacchera e che tanto fece discutere anche tra commercianti e esercenti.
“Le tariffe erano ferme da quattro anni – ha spiegato Vallone – e abbiamo deciso di adeguarle: è l’unico aumento perché tutte le altre imposte, dalla Tari, all’Imu e alla Tasi sono state ridotte”.
Nel 2011 l’allora assessore Stefano Calderoni aveva spiegato che il valore della Cosap (Canone per l’occupazione del suolo pubblico), invariato dal 2005, per effetto della rivalutazione Istat sarebbe dovuto crescere del 13% ma che “per esigenze di cassa e per far quadrare i conti del bilancio veniva elevato al 15%”. Quattro anni dopo, con un tasso d’inflazione quasi nullo (l’anno scorso è stato dello 0,2%) s’aggiunge un altro 5%.
A pagare di più saranno soprattutto bar e ristoranti che hanno i tavolini in piazza, ma l’aumento inciderà anche sugli ambulanti del mercato, sui ponteggi piazzati sulla strada, e anche sulle reti infrastrutturali nel sottosuolo.
La Cosap, che si distingue in due categorie, cioè per strutture temporanee o permanenti, viene calcolata con una formula aritmetica. Il canone per le occupazioni fisse sale a 35,86 euro al metro quadrato e va moltiplicato per un coefficiente fissato in base al pregio della zona per cui si chiede l’occupazione. In centro si paga a prezzo pieno, nelle aree periferiche si riduce.
L’adeguamento della Cosap verrà votato stasera insieme alla rimodulazione delle altre tasse e al bilancio di previsione 2015. Tra coloro che si opposero all’incremento del 2011 siedono ancora in Consiglio comunale Marco Bonzanini, Piergiorgio Varini, Michele Rago e Vladimiro Di Gregorio. I primi tre votarono contro, il quarto s’astenne. Tutti sostenevano che era un balzello iniquo per una categoria in difficoltà e per una città che punta al rilancio turistico temendo che i rincari sarebbero stati scaricati sui clienti.