MONTEBELLUNA – 18.06.2015 – Un fulmine a ciel sereno,
una tegola inaspettata che cambia i piani di risanamento. Ieri Veneto Banca ha incassato il “no” della Banca centrale europea alla cessione del suo pacchetto azionario della Bim, la Banca Intermobiliare, al gruppo di imprenditori composto – tra gli altri – dalla famiglia Segre, De Benedetti, Montezemolo, D’Aguì, Giovannone… Il diniego di Francoforte all’operazione che avrebbe portato in dote all’istituto di Montebelluna 289 milioni di euro, di cui 230 in contranti, non ferma la cessione, ma comunque la rallenta. Un fatto non da poco perché la vendita di Bim era una delle operazioni messe in piedi (insieme alle dimissioni delle quote di Ipibi e dell’Icbpi) per rafforzare la banca dopo gli stress test della Bce e il terremoto che ha obbligato a pesanti rettifiche e che ha determinato quasi un miliardo di “rosso” nel bilancio 2014.
Banca intermobiliare, un tempo salotto buono del mondo economico torinese (gestisce i patrimoni di facoltosi clienti privati del nord Italia), era finita sotto l’ala protettiva di Veneto Banca nel 2010, quando l’intervento veneto era stato decisivo nel sottrarla ai problemi del suo socio di maggioranza di allora, l’ex “furbetto del quartierino” Danilo Coppola. Era il periodo delle vacche grasse, dello shopping che l’istituto di Montebelluna aveva avviato inglobando la popolare di Intra. Poi il vento è cambiato, la crisi economica s’è fatta sentire, le norme di vigilanza si sono inasprite e a Montebelluna hanno dovuto vendere. L’operazione Bim sembrava ormai cosa fatta, ma poi è arrivato lo stop della Bce, a proposito del quale l’associazione degli azionisti presieduta da Giovanni Schiavon, preoccupata dalle continue novità per l’istituto, ha convocato un’assemblea in cui discutere anche di questo tema. Assemblea che si terrà il 23 giugno a Treviso.