VERBANIA – 09.06.2017 – In questura, per informarsi
di chi fosse la Vespa che teneva in garage, c’è andato di persona, finendo poi inguaiato e a giudizio. Il tribunale di Verbania sta processando con l’accusa di furto aggravato il verbanese Umberto Bottoni. L’uomo, che si interessa di piccoli lavori di meccanica, il 25 gennaio del 2014 si recò in piazza Matteotti, a Intra, per prelevare un ciclomotore Piaggio Vespa che necessitava di alcune riparazioni. In orario notturno lo caricò sulla sua Fiat Punto e lo portò a casa, nel quartiere Sant’Anna, ricoverandolo in un garage attrezzato di sua proprietà. Quell’operazione – così ha raccontato in fase di indagini e così sostiene il suo difensore, avvocato Loredana Brizio – gli era stata commissionata al bar da un uomo che conosceva di vista, un tale Andrea, il quale gli aveva espressamente chiesto di occuparsi di quel motorino. Passando i giorni e non ricevendo riscontro da Andrea, Bottoni si presentò in questura per sapere di chi fosse il ciclomotore e per segnalare quanto accaduto. Da un controllo risultò che il proprietario, un ventottenne di Verbania, ne aveva denunciato il furto. Questi ebbe anche modo di vedere e di parlare con Bottoni, che gli ripeté la versione dell’ignoto committente. Trovandola per nulla convincente il legittimo proprietario integrò l’esposto e avviò le indagini che hanno originato il processo. Nell’udienza odierna hanno testimoniato la parte offesa, costituita parte civile con l’avvocato Alessandro Corletto, e i poliziotti che effettuarono gli accertamenti. Nella prossima, il 29 giugno, l’imputato spiegherà la sua versione e porterà in aula il barista che dovrebbe chiarire, se non l’identità, almeno l’esistenza del sedicente Andrea, di cui nessuno in tre anni e mezzo è riuscito a sapere qualcosa.