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MONTEBELLUNA – 25.06.2017 – È slittato di un giorno,

e lo si attende per questa sera, il decreto legge con cui il governo italiano dovrebbe salvare Veneto Banca e popolare di Vicenza. Dopo che le autorità europee hanno dichiarato i due istituti non solvibili e falliti o prossimi a fallire, a Roma è iniziata la corsa contro il tempo per salvare correntisti e risparmiatori avviando la cessione della rete a Intesa San Paolo.

In attesa di conoscere i dettagli dell’operazione, la certezza è che il piano di fusione e ricapitalizzazione delle due banche è saltato e che le società saranno commissariate. Un piano che prevedeva – prima dell’altro ieri – significativi tagli per ridurre le spese e un certo numero di esuberi di dipendenti (circa 700 per Vicenza, 180 per Veneto Banca). Attualmente queste cifre si stima cresceranno. Oggi nelle ampie notizie riportate dalla stampa nazionale e internazionale si parla della chiusura di circa 600 sportelli sui poco meno di 1.000 attualmente in funzione. Se da un lato l’utilizzo dei fondi esuberi e il ricorso ai prepensionamenti potrebbe rendere l’operazione meno dolorosa, dall’altro – nel lungo periodo – chiusure e tagli significheranno la perdita di numerosi posti di lavoro nei territorio, e non solo in Veneto (cuore delle due banche), ma anche a Verbania e nel Vco, dove continua a esistere, seppur già ridimensionata, la struttura della ex Banca popolare di Intra.