VERBANIA – 12.07.2017 – L’allora premier Matteo Renzi
ne aveva fatto un vanto: aver abolito il pagamento dell’odioso canone Rai, ridotto (anche d’importo) a un prelievo diretto nella bolletta energetica. Anche se la norma, entrata in vigore nel 2017, non ha cancellato quel pagamento che, nell’opinione pubblica, è visto come un balzello per un servizio non sempre ritenuto all’altezza, nessuno quest’anno ha dovuto fare la coda in banca o in posta per pagare, a gennaio, il bollettino precompilato che riceveva a casa. Nessuno tranne le attività commerciali e, novità di queste settimane, i titolari di partita Iva. Questi ultimi, spesso liberi professionisti il cui domicilio fiscale coincide con quello anagrafico, nelle ultime settimane hanno ricevuto nella buca delle lettere sollecito e bollettino in cui la Rai invita a regolarizzare e pagare 260 euro per il primo semestre 2017.
Chi già paga il canone Rai per l’abitazione principale ritiene che il cosiddetto “canone speciale” sia in realtà una richiesta pretestuosa e ingiusta, che vedrebbe un doppio balzello. Anche se la lettera non è un accertamento o un atto esecutivo, il suo recapito pone molti di fronte all’interrogativo: bisogna saldare o no?
Secondo le norme “devono pagare il canone speciale coloro che detengono uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle trasmissioni radiotelevisive in esercizi pubblici, in locali aperti al pubblico o comunque fuori dell’ambito familiare”. Non, quindi, in casa. Eppure, nonostante ciò, le lettere arrivano ugualmente. Ottenere informazioni dalla Rai è difficile se non ricorrendo al call center a pagamento. Gli esperti e le associazioni dei consumatori invitano coloro che già sono in regola con l’utenza familiare a non pagare.