VERBANIA – 23.07.2017 – Rivolgersi all’arbitro bancario;
insinuarsi al passivo; riassumere le cause civili sospese; rivalersi su amministratori, revisori dei conti e anche sui direttori di filiale se andranno a giudizio. Sono queste le poche strade rimaste da battere al popolo dei soci “traditi” da Veneto Banca, coloro che si sono visti azzerare i risparmi investiti comprando azioni. In Italia sono 87.000 (5 i miliardi volatilizzati), tra Vco e Novarese 11.700 per 288 milioni. Un centinaio di loro venerdì sera ha partecipato all’incontro “Banche in liquidazione…. E ora?” organizzato a Palazzo Flaim dall’associazione Comunità.vb. A fare il punto sulla questione Veneto Banca – più in generale sulle popolari venete, compresa la pop. Vicenza – è stato l’avvocato Matteo Moschini, rappresentante in Veneto del Movimento difesa del cittadino che da qualche anno s’è impegnato nella materia promuovendo ricorsi e denunce. “Il decreto legge che ha posto le due banche in liquidazione – ha detto – contiene tutta una serie di deroghe alle leggi normali. È una legge speciale, che non tutela a sufficienza gli azionisti che sono stati truffati perché gli sono state vendute azioni, spesso in maniera illegale, a un prezzo nettamente più alto del valore. Riavere i soldi s’è fatto molto complicato, a meno che non vi sia una volontà politica”. Smuovere il governo e convincerlo – è una delle proposte – a creare un fondo che nel tempo, con i soldi recuperati dalla dismissione dei crediti deteriorati, possa risarcire, è questione anche di “spinta”. “La situazione da voi è pesante ma la percezione sociale è bassa – ha aggiunto –. In Veneto ci sono persone che tutti i giorni protestano agli sportelli e si stanno organizzando anche blocchi stradali e azioni clamorose per fare capire al governo che una soluzione va trovata”.
Al di là della spinta della piazza, le armi rimaste – anche per via legale – agli azionisti non sono molte, soprattutto per chi (oltre il 73%) ha accettato il mini-rimborso del 15% in cambio della rinuncia a ogni azione. “Chi l’ha fatto si può insinuare al passivo nella procedura di liquidazione, ma facilmente verrà respinto e dovrà opporsi – ha detto l’avvocato rispondendo a una specifica domanda –. Con alcuni clienti proseguo nei ricorsi all’arbitro bancario: li stiamo vincendo tutti ma, poi, resta il problema di fondo: non ci sono i soldi per saldare”.
Con il patrimonio di Veneto Banca fuori gioco (per ora, salvo correzioni alla legge o nuove leggi), si fa strada l’ipotesi dei risarcimenti chiesti alle persone fisiche che governavano la banca – “il cda, i dirigenti e i revisori dei conti, che abbiamo più volte denunciato” – ma anche i direttori di filiale o i venditori. “In fin dei conti erano loro a propinarvi questi prodotti, spesso con sistemi fraudolenti, cioè alterando il questionario Mifid o facendolo ‘quadrare’, a volte anche con firme false”.