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ceste elena
VERBANIA – 01.07.2015 – Ha lasciato il carcere

molto presto e vi ha fatto ritorno nel tardo pomeriggio, arrivando in tribunale su un’auto anonima e insieme a agenti in borghese. Il viaggio Verbania-Asti-Verbania compiuto oggi da Michele Buoninconti è il primo di una serie che l’uomo dovrà compiere per tornare nella terra dove ha vissuto fino a pochi mesi fa, dove vivono i quattro figli e dove è sotto processo per un reato gravissimo: uxoricidio. Secondo l’accusa è lui l’uomo che nel gennaio 2014 ha ucciso e nascosto il corpo della 37enne Elena Ceste, sua moglie, scomparsa dalla loro abitazione di Costigliole d’Asti e il cui cadavere fu ritrovato nel mese di ottobre. Per quasi un anno ha negato, resistendo all’accerchiamento degli inquirenti che l’hanno arrestato e ora lo processano con rito abbreviato e a porte chiuse.

Buoninconti, 45 anni, vigile del fuoco, si trova da qualche tempo a Verbania perché nella casa circondariale di via Castelli è attiva una sezione riservata agli appartenenti alle forze dell’ordine.

Arrivato in tribunale vestito con jeans e camicia chiara, ha incrociato in aula i suoceri Franco e Lucia, che sono stati ammessi come parte civile nel procedimento insieme ai figli della coppia, alla sorella di Elena, Daniela con il marito Danilo e all’associazione Penelope.

Nella prima udienza Buoninconti, difeso dagli avvocati Massimo Tortoroglio e Chiara Girola, non è stato ascoltato. Il gup Roberto Amerio s’è espresso sulla costituzione delle parti civili e ha aggiornato l’udienza al 22 luglio. L’accusa è sostenuta dal pubblico ministero Laura Deodato.