VERBANIA – 18.07.2015 – È stata discussa ieri a Montecitorio
l’interpellanza dell’onorevole Enrico Borghi e di altri trenta parlamentari Pd sull’annosa questione del livello del Lago Maggiore.
Il 12 maggio scorso il ministero dell’Ambiente ha autorizzato per tre anni l’innalzamento della quota estiva del lago a +1,25 metri sullo zero idrometrico, fissando due step successivi a +1,30 e +1,50, che dovrebbe essere il definitivo. La sperimentazione è stata accolta negativamente dai sindaci del Verbano piemontese, dagli operatori turistici e dagli ambientalisti che hanno sollevato problemi di natura strutturale per le coste, ecologica per gli ecosistemi, turistica perché vengono quasi a sparire le spiagge.
Borghi ha illustrato al governo il problema “che non è locale ma che ha una valenza nazionale e internazionale perché interessa anche la Svizzera”, ricevendo in risposta un generico impegno a vigilare.
Il sottosegretario all’Ambiente Silvia Velo, riconoscendo che la questione è di un certo rilievo e è stata correttamente rappresentata, ha spiegato che l’innalzamento sperimentale non dovrebbe comportare il rischio di alluvioni. Nessuna risposta specifica è arrivata sui rilievi ambientali mossi per il lago troppo alto.
Borghi ha ringraziato per la risposta ribadendo che in questioni che impattano così tanto nella vita dei cittadini al “dovrebbe” andrebbe sostituito il “deve”. E ha chiesto che le decisioni avvengano con un controllo politico del ministero.
L’intento del deputato è chiaro: spostare la partita dai tavoli tecnici, dove il peso del Consorzio del Ticino è rilevante, a quelli politici dove il governo – se vuole – può essere decisivo. Invitando alla massima cautela Borghi ha messo le mani avanti e, non potendo scongiurare la sperimentazione triennale a +1,25, ha chiesto che si passi a quella successiva dopo aver attentamente valutato i risultati.