VERBANIA – 20.07.2015 – La protesta per la chiusura
degli uffici postali montani non si ferma. L’accordo firmato il 25 giugno a Torino tra Regione e Poste Italiane non soddisfa i sindacati, che si lamentano e chiedono urgentemente di bloccare la sperimentazione e di riaprire il tavolo di confronto. In una nota congiunta a firma Cgil, Cisl e Uil si dà conto della lettera spedita a governo, azienda, Regione, Uncem, prefettura, Provincia, comunità montane, sindaci e partiti politici.
Una lettera che denuncia il silenzio del governo alle richieste scritte, che spiega come l’incontro in Regione si sia tenuto senza coinvolgere gli amministratori dei comuni interessati al taglio dell’orario del recapito: Antrona, Bée, Cossogno, Macugnaga, Miazzina e Premeno.
E che chiede “la sospensione della sperimentazione per il Vco nella prima tranche di recapito a giorni alterni a partire da aprile 2016, dei provvedimenti di chiusura dell’ufficio postale di Carciano e delle chiusure a giorni alterni degli uffici postali a Antrona, Bée, Cossogno, Macugnaga, Miazzina, Premeno e degli altri provvedimenti per gli uffici postali dei Comuni di Massiola e Omegna 1 annunciate per settembre 2015”.
La protesta degli enti locali per il ridimensionamento del servizio di Poste, che s’appresta a sbarcare in Borsa, era partita sul finire dell’inverno. La Regione aveva mediato, preso tempo e proposto all’azienda – che nel frattempo aveva sospeso il provvedimento, inizialmente previsto per aprile – una sorta di Piano-Piemonte, un’iniziativa sperimentale per non depauperare il servizio nelle aree montane e periferiche. La Provincia e i comuni s’erano fatti promotori di un sondaggio tra i sindaci, ottenendo un “no” ai tagli. Poi la sospensione temporanea, arrivata alla scadenza di giugno, è diventata definitiva. Da qui le proteste di oggi.