VERBANIA – 24.07.2015 – Solo “vizi formali” e errori in buona fede,
causati da un “enorme disponibilità ed elevato altruismo”. Sull’inchiesta di firmopoli, giunta al capolinea e per la quale il pm Nicola Mezzina ha chiesto otto rinvii a giudizio, il Pd rompe gli indugi e si schiera compatto attorno ai suoi due esponenti indagati: Giuseppe Grieco e Diego Brignoli. In una nota diffusa oggi pomeriggio dal segretario provinciale Antonella Trapani e da quello cittadino Riccardo Brezza il partito esprime “completa e totale vicinanza e il nostro sostegno a Giuseppe Grieco e Diego Brignoli. Due persone oneste e amministratori capaci”, sottolineando che “il loro coinvolgimento in questa indagine non lede in nessun modo la loro credibilità e la loro onestà, che rimane intatta e riconosciuta da tutto il Pd sia cittadino che provinciale”.
Trapani e Brezza fanno notare che “non ci sono ombre circa la genuinità delle firme raccolte”, riconducendo il tutto a “vizi formali”, determinati dalla scarsità degli autenticatori disponibili.
“Tutte le firme raccolte sono state dichiarate autentiche e vere dalla stessa indagine della magistratura, e ogni persona era a conoscenza della lista per cui ha firmato (non si può dire la stessa cosa per altre persone coinvolte nell’indagine)”, scrivono puntando sul fatto che per il centrodestra, nella fattispecie contro Marco Zacchera, Luigi Songa, Antonio Di Tullio e Antonio Tambolla, le accuse sono molto più gravi perché si riferiscono a firme – anche di candidati – del tutto false o falsificate.
“Oggi Diego Brignoli e Giuseppe Grieco si trovano a pagare solo a causa della loro “enorme” disponibilità ed elevato altruismo a servizio di un fondamentale esercizio democratico: le elezioni. Addirittura avendo autenticato firme a sostegno di liste “avversarie” nella competizione elettorale – conclude la nota –. Siamo fiduciosi nel lavoro della magistratura rispetto al quale non vogliamo interferire. Concludiamo ribadendo la nostra forte fiducia e solidarietà verso Giuseppe e Diego”.