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VERBANIA – 30.07.2015 – Colpa dello Stato che non ha pagato,

colpa della Regione che non è stata pagata, colpa della politica che non ha controllato, colpa degli uffici che non hanno comunicato tra di loro. Tanti responsabili, insomma, ma tutti in maniera molto generica, senza che vi sia una conclusione concreta. Così si presenta la relazione finale della Commissione d’indagine riservata sulla palazzina Erp di via Case Nuove.

Istituita con dichiarazioni belligeranti sulle colpe di chi avrebbe creato un buco nel bilancio del Comune (per sopperire ai mancati contributi regionali il Commissario Michele Mazza ha accantonato due anni di avanzo di amministrazione) la commissione s’è affievolita sino a partorire un documento che è la sintesi delle carte raccolte e che coglie genericamente alcune indicazioni emerse.

Già le premesse non erano delle migliori, visto che la maggioranza dei gruppi consiliari (compreso uno di maggioranza) ha rinunciato a aderirvi. Poi c’è stato l’intervento del presidente nominato Diego Brignoli, che nonostante la commissione avesse per oggetto “verificare i motivi del ritardato inizio dei lavori per gli interventi di edilizia sovvenzionata per la costruzione di 15 alloggi in Via Case Nuove a Verbania che hanno prodotto una perdita di contributo regionale di euro 1.917.540,00”, ha corretto il tiro e modificando il termine “perdita” con quello “sospensione”.

Un cambio in corsa di non poco conto, perché ha depotenziato l’indagine. Affrettandosi a dire, e ribadire, che la Commissione “non ha alcuna finalità investigativa a carattere “poliziesco”, finalizzata alla ricerca di eventuali “colpevoli”, sostituendosi così ai preposti organi di controllo”, Brignoli ha presieduto quattro sedute (8 e 14 aprile, 7 e 18 maggio) più due nel mese di luglio – la scadenza dei lavori era il 31 maggio – per tirare le somme e stendere la relazione conclusiva. Oltre a raccogliere la documentazione cartacea e le relazioni dei tre dirigenti coinvolti nel progetto, Noemi Comola per i lavori pubblici, Vittorio Brignardello per la parte urbanistica e Raffaella Rizzato per quella economica, i primi due sono stati ascoltati in audizione.

Nelle 10 pagine del documento, la maggior parte dello spazio è occupato dalla cronistoria dei fatti, che si può riassumere così.

Il 12 ottobre 2009 la giunta Zacchera chiede un finanziamento alla Regione, che il 9 aprile 2010 viene concesso in 1,9 milioni. Il 9 agosto viene affidato il progetto. Il 26 maggio 2011 arriva la conferma del contributo e l’anticipo del 15% della somma. Il 1° settembre è bandita la gara per l’appalto integrato (progettazione esecutiva e costruzione) perché s’è scelto di realizzare una palazzina innovativa, a alta efficienza energetica.

Poiché la Regione aveva imposto fin dall’inizio l’obbligo di avviare i lavori entro il 22 ottobre 2011, avvicinandosi la scadenza il Comune viene sollecitato. Da Verbania parte una lettera con richiesta di proroga che non avrà risposta ma che i dirigenti hanno dichiarato e confermato essere stata accettata per la regola del silenzio-assenso, circostanza mai smentita da Torino. L’avvio ritardato dei lavori, anche se noto al finanziatore, sarà la causa della sospensione del contributo, dovuta al fatto che lo Stato non ha trasferito alla Regione il denaro promesso.   

La fine della giunta Zacchera e l’arrivo del Commissario Mazza non cambiano nulla perché l’opera è avviata e si concluderà nel 2013. In mancanza di fondi Mazza salda le imprese con l’avanzo di amministrazione.

Si insedia la giunta Marchionini e dei soldi non c’è ancora traccia. Torino continua a prendere tempo e nel 2014 arriva la lettera del neoassessore regionale Augusto Ferrari che conferma lo stallo. La segretaria generale di Verbania, Agata Papiri, a gennaio scrive chiedendo una risposta definitiva: sì o no al finanziamento. La Regione tace e deve intervenire il difensore civico regionale. Il sollecito funziona e a febbraio il funzionario che segue la pratica scrive, in sostanza: no, non possiamo dare una risposta ma se volete rinunciate al finanziamento e ridateci i 287.000 euro anticipati.

Così stabilisce il Comune, che vota la vendita delle case popolari, sollevando critiche, polemiche e perdendo l’appoggio alla maggioranza del comunista Vladimiro Di Gregorio.

Quest’ultima parte, come afferma Brignoli nella sua relazione, è al di fuori della Commissione: “non si esprimono (…) considerazioni riguardanti le scelte circa la futura destinazione di un immobile di 15 appartamenti”.

In aggiunta a questi fatti, è interessante leggere uno stralcio dell’audizione dell’architetto Brignardello, che dice “teoricamente si potrebbe anche mettere in mora la Regione per richiedere il finanziamento, perché è mutato il quadro di finanziamento dell’opera. Prima il 90% era finanziato dalla Regione e il 10% dal Comune; oggi il solo finanziamento ricevuto consiste nell’acconto di 287.000. In sostanza ora è il contrario, con il 90% del finanziamento da parte del Comune”.

Nelle conclusioni la Commissione riscontra che: “non risultano evidenti atti e/o azioni viziati da illegittimità; è evidentemente mancata la cura necessaria al rispetto della tempistica; è risultato evidentemente insufficiente il collegamento tra gli uffici coinvolti; innovazione tecnologica e complessità progettuale hanno finito per prevalere sulle ragioni, principalmente a carattere sociale, avanzate per l’ottenimento del finanziamento”.

”Si sottolinea infine la sostanziale assenza della politica nel suo complesso. Sono state

sicuramente rispettate normative e competenze, ma è mancato il puntuale controllo della

gestione complessiva, in particolare sul rispetto dei tempi”, ma anche “il mancato rispetto da parte del governo centrale degli accordi stipulati”.

Riassumendo: lo Stato è colpevole perché non ha dato i soldi alla Regione, a sua volta responsabile di averli promessi al Comune. La giunta Zacchera ha peccato di presunzione e narcisismo nel volere un progetto innovativo, gli uffici hanno lavorato male comunicando scarsamente tra di loro e andando fuori dai tempi, anche se autorizzati.

Colpa di tutti, ma anche di nessuno. Intanto Verbania, che alla fine quegli appartamenti li aveva pagati, ha scelto di a) non chiedere i danni alla Regione come suggerito dal dirigente, b) vendere gli alloggi per far cassa nel bilancio.

Ma questa è un’altra storia, perché non di competenza della Commissione che, volendo scomodare Shakespeare, si può liquidare col titolo di una sua fortunata commedia: “molto rumore per nulla”.