
PIEMONTE-06-06-2018-Uncem scrive un appello al governo, per far sì che la legislatura 2018-2023 abbia una specifica attenzione per i territori, per le aree interne, per le comunità delle Alpi e degli Appennini e per le aree montane. “Gli Enti locali – spiega Uncem– sono strumenti decisivi per l’erogazione dei servizi, per la creazione di opportunità di sviluppo socio-economico, per l’innovazione e per la riduzione di divari e sperequazioni. Uncem ha ben presente gli importanti risultati raggiunti nella scorsa legislatura, grazie a un lavoro attento che ha coinvolto Partiti politici, Gruppi parlamentari, singoli Deputati e Senatori, tutto il Consiglio dei Ministri. Desideriamo evidenziare in particolare molti importanti risultati raggiunti: la legge sui piccoli Comuni, il nuovo codice forestale, la prima legge italiana sulla Green Economy, il Collegato agricolo, il rifinanziamento del fondo nazionale per la montagna, l’incremento dei fondi per la Strategia nazionale aree interne, la legge sul terzo settore, il Testo unico sul Vino. Il lavoro deve proseguire, forte di questi risultati. Con nuovi obiettivi. Con le proposte che sottoponiamo ai Parlamentari, ai Gruppi della Camera e del Senato, ai Partiti e ai Movimenti. A loro, Uncem chiede di renderli concreti, con leggi, strumenti attuativi, finanziamenti e altri provvedimenti nel corso della nuova legislatura.
Vogliamo in particolare:
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Una politica che promuova il diritto al lavoro e la sua qualità, assicuri la parità dei servizi, realizzi un significativo riequilibrio dei redditi a favore delle aree interne;
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Una politica di promozione e valorizzazione dell’ambiente e del paesaggio, fondata sulla ricerca di un’elevata qualità della vita;
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Una democrazia sostanziale e partecipata, in cui le scelte siano libere, in cui sia reale la possibilità della rappresentanza di tutte le aree del territorio piemontese e in cui l’azione politica sia un servizio reso alla collettività;
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Una società che, valorizzando la propria identità storica, accolga tutte le differenze e promuova una cultura plurale che non si riduca al solo attuale modello urbano-centrico;
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Un’economia dinamica e solida che sappia valorizzare e promuovere l’iniziativa e lo spirito d’impresa delle realtà montane attraverso una diversificazione legislativa che tenga in considerazione l’alterità delle aree montane e interne del Paese, Alpi e Appennini.
Cinque le “parole chiave”, i valori che ispirano questa Agenda:
Autonomia, significa responsabilità civile ed amministrativa, sobrietà, cooperazione, solidarietà. Autonomia nelle forme di autogoverno, che partendo dal diritto di esistenza delle municipalità, conviene che l’esistenza di strumenti sovra comunali, come le Unioni dei Comuni siano l’unico strumento possibile per le politiche di sviluppo montano e di ottimizzazione ed efficienza dei servizi resi ai cittadini.
Libertà, di costruire un progetto d’insieme per il proprio territorio. Temi come ambiente, agricoltura, allevamento, turismo, artigianato declinati alle specificità montane devono essere elementi centrali di un piano strategico che riporti economia e presenza umana nelle aree interne. Libertà culturale e identitaria per ricostruire un processo politico collettivo.
Partecipazione, affinché le comunità possano prendere parte al processo di crescita del proprio territorio ed essere parte di una comunità attiva in questo impegno. Si deve pervenire ad una rappresentanza politica che consideri che, oltre agli abitanti, pure il territorio va governato in tutte le sue specificità fisiche, a vantaggio anche della sottostante pianura.
Energia: la valorizzazione delle risorse endogene (acqua, legno, aria) della montagna deve passare attraverso le istituzioni della montagna declinata in concetti di sostenibilità economica, sostenibilità ambientale e prossimità territoriale. La valorizzazione dei servizi ecosistemici-ambientali che i territori esprimono è decisiva.
Sussidiarietà: secondo il dettame costituzionale della leale collaborazione tra gli Enti attraverso la costruzione di un sistema di interazione nel quale non vi sia nessun atteggiamento egemone da parte delle istituzioni sovraordinate ma un rapporto funzionale che permetta di rispondere al meglio alle esigenze dei cittadini all’interno di un costante rapporto con gli stessi, specie in fase decisionale.
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I temi dell’Agenda Uncem per la legislatura
AREE INTERNE
La Strategia nazionale Aree interne, avviata nel 2012 con le prime 72 aree pilota in tutt’Italia, deve essere potenziata, resa stabile, estesa a tutto il territorio nazionale, in particolare alle zone alpine e appenniniche, passando dalla fase di sperimentazione all’ordinarietà. La legge di bilancio, in ciascuna delle prossime cinque annualità, deve prevedere il finanziamento stabile della Snai, inserendo la stessa Snai nella nuova programmazione 2021-207 con uno specifico PON, Programma operativo nazionale. Le Regioni devono essere condotte nell’individuazione delle risorse di cofinanziamento regionale, certe e stabili. Uncem si propone come soggetto operativo nella fase di costruzione e attuazione della Strategia. Il metodo di costruzione delle strategie d’area, verso la firma degli accordi di programma quadro, deve essere reso stabile strumento di pianificazione in tutte le aree omogenee territoriali del Paese: analisi delle opportunità “dal basso”, concertazione con tutte le forze sociali e istituzionali, guida e analisi con tecnici specializzati, sociologi ed economisti capaci di generare spinte efficaci verso lo sviluppo e il miglioramento dei servizi sui territori.
ATTUAZIONE DELLA LEGGE SUI PICCOLI COMUNI
Devono essere definite nei primi mesi della legislatura le modalità di impegno delle risorse (160 milioni di euro) previste per le prossime sei annualità dalla legge 158/2017 sui piccoli Comuni. La prossima manovra, le prossime leggi di bilancio devono incrementare ulteriormente il fondo disponibile. La definizione delle modalità dell’uso del fondo consegue alla piena attuazione della moderna ed efficace legge approvata all’unanimità da Camera e Senato: le opportunità sancite dai sedici articoli devono essere pienamente espresse negli strumenti attuativi, nelle politiche nazionali e regionali. La 158 è la legge quadro delle politiche per la montagna, sulla quale innestare le leggi delle diverse Regioni: ciascuna con le proprie specificità, ma con un quadro normativo unico, definito, stabile.
REVISIONE TUEL E LEGGE 56/2014 La legge di stabilità 2018 e gli ultimi provvedimenti normativi nazionali hanno risolto diverse questioni poste da Uncem per rendere più efficace il lavoro dei piccoli Comuni e delle Unioni di Comuni montani. È stato aumentato il fondo nazionale per le gestioni associate da 10 a 30 milioni, ripartiti poi su base regionale. Molte Regioni italiane non hanno ancora completato o pienamente raggiunto la transizione da Comunità montane a Unioni montane, come sancito dalla legge 56/2014. È importante lavorare a un piano condiviso tra le Regioni per chiedere una revisione della norma nazionale che renda più omogenee e stabili le Unioni, capaci di gestire una serie di funzioni in forma associata (non solo con l’obiettivo di risparmio, ma con le necessità di armonizzare l’impegno dei Comuni su un bacino omogeneo) e allo stesso tempo coordinino le attività per lo sviluppo socio-economico del territorio montano.
Va poi spinto il Governo ad agire per restituire agli Enti locali una capacità operativa, evitando di prelevare ulteriori risorse agli Enti, bensì consentendo un migliore riparto del gettito fiscale delle imposte locali. Nel riaprire il “cantiere istituzionale” (con una efficace revisione del Testo unico degli Enti locali, del decreto legislativo 118/2011 e della legge 56/2014), queste sono alcune proposte Uncem ai candidati e ai partiti:
o Garantire ulteriori spazi finanziari ai Comuni e alle Province, per investimenti;
o Per i piccoli Comuni, in particolare per quelli inferiori ai 5.000 abitanti, si propone l’abolizione del DUP anche in considerazione della scarsa rilevanza dei dati e alla non presenza di strumenti analitici e di risorse umani capaci di dare sostanza allo strumento;
o È indispensabile rivedere il ruolo dei segretari comunali, anche in vista del nuovo concorso per l’inserimento di nuove figure. I segretari devono essere “manager della PA” capaci di lavorare con i vertici politici per lo sviluppo del territorio, in particolare a livello di Unioni di Comuni;
o Nel quadro dell’autonomia, il Comune cui viene assegnato un obiettivo finanziario deve vedersi riconosciuta l’autonomia nella scelta delle priorità e degli strumenti per raggiungerlo. Nelle aree ove sono presenti molti piccoli Comuni, gli obiettivi finanziari si raggiungono a livello di “ambito territoriale”;
o Si sottolinea la necessità di operare una semplificazione delle norme e del sistema di controlli cui i Comuni sono sottoposti. Un piccolo Comune deve ottemperare a 60 incombenze tra controlli e monitoraggi che, soprattutto nei piccoli centri, spesso bloccano di fatto l’azione amministrativa;
o In merito allo status degli Amministratori, sono urgenti norme con l’obiettivo di estendere a tutte le tipologie di lavoro la possibilità di svolgere il compito di amministratore comunale e per superare situazioni di blocco non giustificabili prodotte dalla legislazione attuale.
o È importante aumentare le spese per la formazione del personale, che sono spese per investimento;
o Deve essere disapplicato l’effetto, oltremodo gravoso per i Comuni di piccole dimensioni, delle sanzioni per mancato rispetto del patto di stabilità per gli enti locali con una popolazione pari o inferiore ai 1000 abitanti;
UN NUOVO SISTEMA FISCALE
Nella fase di riordino del sistema fiscale, Uncem propone l’introduzione di criteri di selettività e peculiarità per i territori montani. Devono essere sperimentati sistemi per applicare un'Iva agevolata alle imprese che rispettano criteri sociali e ambientali, come proposto peraltro alla Settimana sociale dei Cattolici di Cagliari. Le “zone a fiscalità di vantaggio” (ZES) possono essere estese dalle aree portuali e logistiche (già in scorso le sperimentazioni) ad altre aree peculiari del Paese.
RIFORMA DEL CATASTO
La riforma del catasto deve andare avanti. A invarianza del gettito complessivo, deve essere rideterminato il valore degli immobili sulla base delle loro caratteristiche reali (superficie, localizzazione e caratteristiche edilizie). Questo favorirebbe notevolmente le aree montane, anche grazie alla creazione di categorie catastali specifiche per salvaguardare pienamente il patrimonio dei borghi alpini e appenninici.
AGRICOLTURA E VALORIZZAZZIONE DEI PRODOTTI AGROALIMENTARI
Il sistema agricolo italiano è in grado di competere con i sistemi mondiali. In qualità prima di tutto. Le positive evoluzioni dell’agricoltura in pianura non sono state eguali, negli ultimi dieci anni, nelle aree montane. Il censimento, appena avviato dal Mipaaf, dell’“Agricoltura eroica” deve portare a un piano di azione specifico che punti sulle imprese agricole multifunzionali, sulle eccellenze dei territori, molto spesso capaci di strappare terreni all’abbandono e all’invasione del bosco. La revisione della normativa sul sistema fondiario è urgente e non derogabile. È necessario un piano per la ricomposizione fondiaria nei territori: la frammentazione delle particelle è talmente elevata da bloccare completamente investimenti e nuove imprese in tanti territori. Serve un’azione nazionale. Una normativa che agevoli la fruizione agricola dei territori e l’aumento della Sau, la superficie agricola utilizzabile. I moderni sistemi di e-commerce devono agevolare la promozione dei prodotti e dei territori: investimenti per la vendita dei beni vanno a garantire conoscenza e turismo esperienziale e gastronomico sui territori. In questa dimensione si inserisce la creazione di centri multifunzionali nei piccoli borghi, a rischio desertificazione e non. Quei centri sono il cuore della rinascita: vendono prodotti enogastronomici tipici, offrono dei servizi alle comunità, sono un luogo di incontro. Il prossimo Governo e Parlamento dovranno lavorare efficacemente alla definizione della nuova Pac 2021-2027, al fine di non perdere risorse utili per il comparto agricolo nazionale. Importante il lavoro del Mipaaf con la Rete Rurale nazionale, strumento di coordinamento dei Gruppi di Azione locale.
GESTIONE FORESTALE E FILIERA LEGNO
Il nuovo Codice forestale deve essere pienamente attuato, approvando in pochi mesi tutti i decreti e gli strumenti attuativi, al fine dei definire al più presto una politica nazionale per le foreste e la filiera legno che valorizzi 12 milioni di ettari di territorio, un terzo della superficie del Paese, ma anche il tessuto di imprese, il ruolo dei servizi ecosistemici espressi dai boschi. Le legislazioni regionali devono essere ispirate al nuovo Codice, trovando in esso una legge quadro che generi semplificazione e nuova gestione attiva forestale, che rilanci una nuova gestione del settore e dei lavoratori 4 forestali, più produttiva e multifunzionale da parte degli Enti montani e delle imprese forestali oltre ai Carabinieri forestali.
PREVENZIONE DEL DISSESTO IDROGEOLOGICO E DEL RISCHIO SISMICO
Il Paese deve confermare il piano per la manutenzione del territorio, in particolare per la prevenzione del rischio idrogeologico e del rischio sismico. Devono essere confermati i miliardi di euro già previste dagli ultimi piani di intervento nazionali, per le aree montane e per i territori del fondovalle. È necessario un Piano nazionale strutturato pluriennale di contrasto al dissesto. Al fine di recuperare risorse non solo dalla fiscalità generale, deve essere introdotto il meccanismo di intervento già previsto in Piemonte e in altre Regioni per il quale viene investita ogni anno, nei territori montani, una percentuale della tariffa idrica per la valorizzazione delle fonti idriche e la difesa dei versanti, la manutenzione delle aree a rischio frane, la prevenzione del dissesto. Positivi i buoni per l’adeguamento antisismico degli edifici: una necessità che si deve accompagnare agli interventi per la riduzione degli edifici pubblici e privati. Esistono le tecnologie che vanno estese, promosse, presentate anche attraverso gli Ordini professionali d’intesa con gli Enti locali. La “cura” del territorio si accompagna a un piano per la “bellezza”, per la rigenerazione e la custodia dei luoghi e del paesaggio secondo valori e stile dell’“Ecologia integrata”. La cura dei luoghi, la percezione del bello, generano “Bes”, Benessere equo e sostenibile, con una serie di indicatori già individuati dalle recenti leggi statali, ora più che mai da applicare.
GREEN ECONOMY E ATTUAZIONE COLLEGATO AMBIENTALE
La piena attuazione della legge 221/2015 è decisiva per la transizione del Paese in una fase post-fossile, secondo quanto sancito dalla Cop21 di Parigi, secondo gli alti valori dell’”Ecologia integrata” incardinati nella lettera Laudato Si di Papa Francesco. Le politiche per la green economy devono essere sostenute da un piano di finanziamenti e di interventi normativi per garantire in particolare la valorizzazione dei servizi ecosistemici-ambientali, l’attuazione della Strategia per le Green Communities, la costruzione delle Oil free zones. Il “Collegato ambientale” deve essere la via maestra per la totale decarbonizzazione, l’aumento dell’uso di energie verdi, la promozione della circular economy, la costruzione di edifici pubblici e privati che non consumano energia, l’aumento dell’e-mobilità. I prossimi cinque anni saranno contraddistinti dalla “scelta”: l’Europa e tutti gli Stati del mondo sceglieranno se stare o no nelle politiche green, nella riduzione dei consumi energetici, nella decarbonizzazione a protezione dell’ambiente, degli ecosistemi, delle collettività umane. L’Italia vuole, deve guidare questo processo in Europa e nel mondo. Il Collegato ambientale, la legge 221/2015 è il vettore delle nuove politiche per l’ambiente. Anche per questo deve essere definita al più presto una nuova legge sulle aree protette – rimasta incompiuta nell’ultima legislatura – ma anche deve essere approvato al più presto il Decreto di incentivazione degli impianti energetici da fonti rinnovabili: acqua, legno, aria. Biomasse, idroelettrico, solare, eolico. Piccoli impianti, dimensioni adeguate ai territori, sostenibilità, certezza delle procedure e dei tempi di approvazione. Anche sulle gare per riassegnare le grandi derivazioni idroelettriche, la politica deve guidare un processo che non è fatto solo da tecnicismi e burocrazia: dalle scelte politiche che verranno fatte, ne derivano opportunità di sviluppo per i territori montani dove insistono grandi impianti idroelettrici, tra le più grandi infrastrutture costruite negli ultimi cento anni. Le comunità devono essere messe nelle condizioni di un protagonismo, decisionale e anche economicofinanziario.
SCUOLE E WELFARE
Rinnovare i servizi scolastici, sociali, socio-assistenziali, sanitari, passa da una conferma di quanto è stato fatto negli ultimi anni con la Strategia nazionale aree interne. Una profonda trasformazione dei servizi ai cittadini, scuole e welfare in particolare, che deve essere esteso a tutte le aree alpine e appenniniche. Rinnovare, mantenere, vuol dire ripensare i modelli di intervento dello Stato sul territorio. “Scuole di valle”, nuovo sistema di soccorso in emergenza, “Case della salute” per i medici di base, “infermieri di comunità” sono alcuni degli strumenti operativi approntati negli ultimi anni che hanno garantito, senza eccessivi aumenti della spesa pubblica, di generare opportunità e sicurezza tra comunità e anche turisti. Le Cooperative di comunità devono essere sostenute, incentivate, a livello nazionale e regionale. Sono avanzati sistemi di impegno delle comunità, congiunto dei cittadini, per generare servizi e sviluppo. Un modello avanzato in Europa, che fa scuola. Il loro valore va colto, non imbrigliato da norme e burocrazia, bensì incentivato ed esteso.
TRASPORTI, MOBILITA’ E VIABILITA’
La rete viaria nelle aree interne è il vettore della crescita e dell’esistenza stessa delle comunità e dei territori. Le Province che detengono la competenza in merito devono essere messe nelle condizioni, dallo Stato, di programmare investimenti in particolare per la manutenzione delle reti, d’intesa con Anas e gli Enti locali. La mobilità nelle valli alpine e appenniniche richiede un impegno nel ripensare sistemi di trasporto pubblico, anche con modelli avanzati quali car pooling e car sharing, specifici per turisti e comunità dei territori. La sfida è aumentare i servizi, la loro qualità, con efficaci investimenti, non solo iniettando risorse bensì guardando ad altri modelli europei e ascoltando i bisogni dei territori. TURISMO E ATTRAZIONE DEGLI INVESTIMENTI Nell’Anno dei Borghi (2017, voluto dal MIbact) i borghi alpini e appenninici sono stati destinatari di un turismo di prossimità e dall’estero che ha portato rigenerazione dei villaggi, investimenti, aumento della spesa, nuove imprese. Parlare di borghi – come Uncem aveva iniziato a fare dieci anni fa – è ormai abitudine sui media e tra gli addetti ai lavori. Il Piano strategico del Turismo voluto dal Mibact tiene conto di questo elemento, assieme ai pilastri storici del turismo nelle aree montane: invernale con gli sport della neve e del ghiaccio, estivo con l’outdoor, il benessere, il plen air. La montagna va sostenuta in questi assi. Il Piano del turismo va attuato e lo Stato deve aiutare le Regioni a investire nelle direzioni tracciate a livello nazionale. In particolare sulla promozione e sul marketing, Mibact e tutto il Governo devono guidare sempre di più missioni di promozione sui mercati esteri, dopo aver aiutato i territori a scegliere target e opportunità. La crescita del turismo nelle aree montane passa da una maggiore sinergia tra Enti centrali (Enit e Mibact, in primo luogo), Enti locali e soggetti attuatori (come le Atl). Invitalia e le altre strutture centrali per l’attrazione degli investimenti devono essere messe nelle condizioni di sostenere le imprese che vogliono insediarsi nelle aree montane. Innovazione e sostenibilità i due principali canali. Favorire ad esempio l’insediamento di grandi “server farm” nelle valli, di co-working e fab-lab.
VALORIZZAZIONE DEI BORGHI E RIQUALIFICAZIONE URBANA
La legge 158/2017 ha fissato in un articolato il decisivo ruolo dei borghi, dei centri storici, l’importanza della riqualificazione urbana. Mibact e Mise potranno individuare, nei prossimi anni, specifiche risorse per incentivare il recupero dei borghi, la rivitalizzazione e la rifunzionalizzazione, garantendo non soltanto di aggiustare tetti e pareti, bensì di ricostruire per reinsediare imprese e attività economiche, famiglie e singoli. Il “Dov’era, come sarà” non vale solo per il recupero delle zone appenniniche terremotate, bensì per tutto il territorio alpino e appenninico, dove sono migliaia i “vuoti”, sempre più oggetto di investimenti di privati e anche di Enti pubblici ove possibile utilizzare fondi europei. Questo processo va sostenuto dallo Stato con una precisa politica di investimenti e agevolazioni burocratiche e fiscali. Positivi sono stati, negli ultimi anni, il bonus per le ristrutturazioni, l’Ecobonus e anche il recente “Bonus verde”. I borghi devono diventare strumento di incoming, vettore di nuove imprese agricole, turistiche, artigianali, ma anche luogo dove si sperimentano iniziative smart, dal coworking al cohousing, ovvero modelli di economia 4.0, server farm, star up legate all'innovazione tecnologica e all'Agenda digitale montagna. Il recupero è un antidoto al consumo di nuovo territorio, ma anche all'abbandono. I borghi devono diventare fulcro di nuovo sviluppo, grazie ad alberghi diffusi, spazi commerciali multiservizio, sperimentazioni progettuali architettoniche, ritorno all'uso di legno locale, domotica ed energie rinnovabili grazie alla microgenerazione distribuita.
BENI CULTURALI E LINGUE MINORITARIE
Le aree interne del Paese, Alpi e Appennini, sono un’incredibile scrigno di risorse e beni culturali: castelli, monumenti, ruderi, ecomusei, spazi aperti. Sono fattori di attrazione turistica e devono essere valorizzati. Sono elementi della storia del Paese. Le lingue minoritarie hanno plasmato la vita e l’evoluzione delle comunità negli ultimi dieci anni. La legge 482 del 1999 deve essere supportata e finanziata ulteriormente. Oggi rappresenta uno strumento importante per la vitalità dei territori: conservare la biodiversità si accompagna alla conservazione del patrimonio linguistico storico. Un grande patrimonio del Paese. Da proteggere, insegnare, conoscere.
INNOVAZIONE, SOCIETY 5.0 E AGENDA DIGITALE
Sono tre fronti per molti versi inesplorati da parte degli Enti locali, ma ben presenti alle imprese. È su questi che si gioca gran parte della competitività territoriale a livello europeo. Costruire smart communities, dove le imprese hanno 6 l’opportunità di investire, vale il futuro e molti posti di lavoro nelle aree interne. Il digital divide corre veloce e rischia, senza opportuni investimenti e impegno istituzionale, di avanzare, trasformandosi in maggiore divario economico tra zone urbane e montane. Ci aiutano i 3,5 miliardi di euro che verranno investiti nei prossimi tre anni, a partire dal 2018, per la posa della Banda ultralarga, per l’Agenda digitale stessa. L’infrastruttura è il viatico per i servizi nuovi e anche per gli investimenti delle imprese. In vista dell’arrivo del 5G e dunque delle nuove frequenze per il sistema radio-televisivo, serve un piano di investimenti statale specifico per aumentare i ripetitori (per telefonia e per tv) e per adeguarli ai nuovi standard tecnologici. Il rischio è infatti che alla cablatura per la banda ultralarga, non si unisca un piano per i servizi di comunicazione base che in molte aree montane del Paese sono ancora carenti, insufficienti e inadeguati. Il territorio montano ha necessità di start up, di nuove tecnologie, di strumenti che riducano distanze fisiche e migliorino la vivibilità dei territori, compatibili con territorio, ambiente, paesaggio. Condivisi da Amministrazioni pubbliche e comunità. I territori devono guardare a imprese della bioedilizia, della robotica, dell'Ict e delle telecomunicazioni, della green economy, del riuso e dell'economia circolare. E ancora, co-working e fablab, spazi per i makers, smart grid e digitalizzazione. Il sistema di comunicazione è decisivo nei territori. Mentre l’Italia prova a costruire la sua Agenda digitale nazionale, diventa importante costruire un’Agenda digitale per le Aree interne, parallela e con contenuti specifici. In questa vanno orientate le iniziative di marketing promozione, comunicazione interna ed esterna dei territori con tutti i soggetti pubblico-privati che vi lavorano. Il gap comunicativo tra imprese ed Enti delle aree interne, con quelle delle zone urbane, incide sul successo di iniziative e progettualità. Questo divario va colmato con formazione strumentazione da affidare a chi opera sui territori. Tv, web, social, giornali, radio sono strumenti da mixare in una strategia di comunicazione territoriale che garantisce successo a eventi e progettualità.
LE STRATEGIE MACROREGIONALI UE E LA NUOVA PROGRAMMAZIONE COMUNITARIA
La Strategia macroregionale alpina e la Strategia macroregionale Adriatico-Ionica (Appennino) stanno prendendo corpo. Non abbiamo bisogno con Eusalp e con Eusair di nuova burocrazia, neanche nuovi studi e ricerche dopo le tante già utili prodotte da altri analoghi strumenti. Eusalp e Eusair devono essere concrete e a questo si deve lavorare con un impegno forte dello Stato e delle Regioni. IL Governo deve garantire un coordinamento efficace e continuativo delle Regioni. Senza un coinvolgimento delle imprese e dei Comuni sarà molto difficile sviluppare le Strategie. In questa direzione si deve lavorare, per evitare che un pacchetto così importante venga dominato e strumentalizzato da soggetti che poco conoscono le dinamiche dei territori montani e dell’interazione di questi con le aree urbane, vero asse di lavoro e di novità che Eusalp ed Eusair consentono di approfondire. Imprese ed Enti locali, in particolare i più piccoli e delle aree montane, hanno la necessità di padroneggiare efficacemente gli strumenti e le opportunità garantite dai Fondi europei, sia con le programmazioni dirette gestite da Bruxelles (programmi transnazionali quali Central Europe, Med, Spazio Alpino…) sia con quelle a gestione regionale con i Programmi operativi per i fondi strutturali. L’impegno si traduce in formazione; la competizione sui progetti diventa sempre più alta, ma imprese ed Enti devono essere nelle condizioni di drenare sui territori più risorse per investimenti e progettualità. Tutto questo vale in particolare oggi, mentre l’UE sta definendo le prime regole della nuova programmazione e della “politica di coesione”: il protagonismo italiano in Europa si traduce in un impegno e in una concertazione capace di rendere protagonisti Enti locali, imprese, territori sui futuri bandi. Scrivere efficacemente i programmi (compresi quelli relativi ai fondi per investimenti) consente un efficace crowdfunding, una competitività elevata dell’Italia nello scenario europeo.”
PIEMONTE-06-06-2018-Uncem scrive un appello al governo, per far sì che la legislatura 2018-2023 abbia una specifica attenzione per i territori, per le aree interne, per le comunità delle Alpi e degli Appennini e per le aree montane. “Gli Enti locali – spiega Uncem– sono strumenti decisivi per l’erogazione dei servizi, per la creazione di opportunità di sviluppo socio-economico, per l’innovazione e per la riduzione di divari e sperequazioni. Uncem ha ben presente gli importanti risultati raggiunti nella scorsa legislatura, grazie a un lavoro attento che ha coinvolto Partiti politici, Gruppi parlamentari, singoli Deputati e Senatori, tutto il Consiglio dei Ministri. Desideriamo evidenziare in particolare molti importanti risultati raggiunti: la legge sui piccoli Comuni, il nuovo codice forestale, la prima legge italiana sulla Green Economy, il Collegato agricolo, il rifinanziamento del fondo nazionale per la montagna, l’incremento dei fondi per la Strategia nazionale aree interne, la legge sul terzo settore, il Testo unico sul Vino. Il lavoro deve proseguire, forte di questi risultati. Con nuovi obiettivi. Con le proposte che sottoponiamo ai Parlamentari, ai Gruppi della Camera e del Senato, ai Partiti e ai Movimenti. A loro, Uncem chiede di renderli concreti, con leggi, strumenti attuativi, finanziamenti e altri provvedimenti nel corso della nuova legislatura.
Vogliamo in particolare:
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Una politica che promuova il diritto al lavoro e la sua qualità, assicuri la parità dei servizi, realizzi un significativo riequilibrio dei redditi a favore delle aree interne;
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Una politica di promozione e valorizzazione dell’ambiente e del paesaggio, fondata sulla ricerca di un’elevata qualità della vita;
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Una democrazia sostanziale e partecipata, in cui le scelte siano libere, in cui sia reale la possibilità della rappresentanza di tutte le aree del territorio piemontese e in cui l’azione politica sia un servizio reso alla collettività;
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Una società che, valorizzando la propria identità storica, accolga tutte le differenze e promuova una cultura plurale che non si riduca al solo attuale modello urbano-centrico;
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Un’economia dinamica e solida che sappia valorizzare e promuovere l’iniziativa e lo spirito d’impresa delle realtà montane attraverso una diversificazione legislativa che tenga in considerazione l’alterità delle aree montane e interne del Paese, Alpi e Appennini.
Cinque le “parole chiave”, i valori che ispirano questa Agenda:
Autonomia, significa responsabilità civile ed amministrativa, sobrietà, cooperazione, solidarietà. Autonomia nelle forme di autogoverno, che partendo dal diritto di esistenza delle municipalità, conviene che l’esistenza di strumenti sovra comunali, come le Unioni dei Comuni siano l’unico strumento possibile per le politiche di sviluppo montano e di ottimizzazione ed efficienza dei servizi resi ai cittadini.
Libertà, di costruire un progetto d’insieme per il proprio territorio. Temi come ambiente, agricoltura, allevamento, turismo, artigianato declinati alle specificità montane devono essere elementi centrali di un piano strategico che riporti economia e presenza umana nelle aree interne. Libertà culturale e identitaria per ricostruire un processo politico collettivo.
Partecipazione, affinché le comunità possano prendere parte al processo di crescita del proprio territorio ed essere parte di una comunità attiva in questo impegno. Si deve pervenire ad una rappresentanza politica che consideri che, oltre agli abitanti, pure il territorio va governato in tutte le sue specificità fisiche, a vantaggio anche della sottostante pianura.
Energia: la valorizzazione delle risorse endogene (acqua, legno, aria) della montagna deve passare attraverso le istituzioni della montagna declinata in concetti di sostenibilità economica, sostenibilità ambientale e prossimità territoriale. La valorizzazione dei servizi ecosistemici-ambientali che i territori esprimono è decisiva.
Sussidiarietà: secondo il dettame costituzionale della leale collaborazione tra gli Enti attraverso la costruzione di un sistema di interazione nel quale non vi sia nessun atteggiamento egemone da parte delle istituzioni sovraordinate ma un rapporto funzionale che permetta di rispondere al meglio alle esigenze dei cittadini all’interno di un costante rapporto con gli stessi, specie in fase decisionale.
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I temi dell’Agenda Uncem per la legislatura
AREE INTERNE
La Strategia nazionale Aree interne, avviata nel 2012 con le prime 72 aree pilota in tutt’Italia, deve essere potenziata, resa stabile, estesa a tutto il territorio nazionale, in particolare alle zone alpine e appenniniche, passando dalla fase di sperimentazione all’ordinarietà. La legge di bilancio, in ciascuna delle prossime cinque annualità, deve prevedere il finanziamento stabile della Snai, inserendo la stessa Snai nella nuova programmazione 2021-207 con uno specifico PON, Programma operativo nazionale. Le Regioni devono essere condotte nell’individuazione delle risorse di cofinanziamento regionale, certe e stabili. Uncem si propone come soggetto operativo nella fase di costruzione e attuazione della Strategia. Il metodo di costruzione delle strategie d’area, verso la firma degli accordi di programma quadro, deve essere reso stabile strumento di pianificazione in tutte le aree omogenee territoriali del Paese: analisi delle opportunità “dal basso”, concertazione con tutte le forze sociali e istituzionali, guida e analisi con tecnici specializzati, sociologi ed economisti capaci di generare spinte efficaci verso lo sviluppo e il miglioramento dei servizi sui territori.
ATTUAZIONE DELLA LEGGE SUI PICCOLI COMUNI
Devono essere definite nei primi mesi della legislatura le modalità di impegno delle risorse (160 milioni di euro) previste per le prossime sei annualità dalla legge 158/2017 sui piccoli Comuni. La prossima manovra, le prossime leggi di bilancio devono incrementare ulteriormente il fondo disponibile. La definizione delle modalità dell’uso del fondo consegue alla piena attuazione della moderna ed efficace legge approvata all’unanimità da Camera e Senato: le opportunità sancite dai sedici articoli devono essere pienamente espresse negli strumenti attuativi, nelle politiche nazionali e regionali. La 158 è la legge quadro delle politiche per la montagna, sulla quale innestare le leggi delle diverse Regioni: ciascuna con le proprie specificità, ma con un quadro normativo unico, definito, stabile.
REVISIONE TUEL E LEGGE 56/2014 La legge di stabilità 2018 e gli ultimi provvedimenti normativi nazionali hanno risolto diverse questioni poste da Uncem per rendere più efficace il lavoro dei piccoli Comuni e delle Unioni di Comuni montani. È stato aumentato il fondo nazionale per le gestioni associate da 10 a 30 milioni, ripartiti poi su base regionale. Molte Regioni italiane non hanno ancora completato o pienamente raggiunto la transizione da Comunità montane a Unioni montane, come sancito dalla legge 56/2014. È importante lavorare a un piano condiviso tra le Regioni per chiedere una revisione della norma nazionale che renda più omogenee e stabili le Unioni, capaci di gestire una serie di funzioni in forma associata (non solo con l’obiettivo di risparmio, ma con le necessità di armonizzare l’impegno dei Comuni su un bacino omogeneo) e allo stesso tempo coordinino le attività per lo sviluppo socio-economico del territorio montano.
Va poi spinto il Governo ad agire per restituire agli Enti locali una capacità operativa, evitando di prelevare ulteriori risorse agli Enti, bensì consentendo un migliore riparto del gettito fiscale delle imposte locali. Nel riaprire il “cantiere istituzionale” (con una efficace revisione del Testo unico degli Enti locali, del decreto legislativo 118/2011 e della legge 56/2014), queste sono alcune proposte Uncem ai candidati e ai partiti:
o Garantire ulteriori spazi finanziari ai Comuni e alle Province, per investimenti;
o Per i piccoli Comuni, in particolare per quelli inferiori ai 5.000 abitanti, si propone l’abolizione del DUP anche in considerazione della scarsa rilevanza dei dati e alla non presenza di strumenti analitici e di risorse umani capaci di dare sostanza allo strumento;
o È indispensabile rivedere il ruolo dei segretari comunali, anche in vista del nuovo concorso per l’inserimento di nuove figure. I segretari devono essere “manager della PA” capaci di lavorare con i vertici politici per lo sviluppo del territorio, in particolare a livello di Unioni di Comuni;
o Nel quadro dell’autonomia, il Comune cui viene assegnato un obiettivo finanziario deve vedersi riconosciuta l’autonomia nella scelta delle priorità e degli strumenti per raggiungerlo. Nelle aree ove sono presenti molti piccoli Comuni, gli obiettivi finanziari si raggiungono a livello di “ambito territoriale”;
o Si sottolinea la necessità di operare una semplificazione delle norme e del sistema di controlli cui i Comuni sono sottoposti. Un piccolo Comune deve ottemperare a 60 incombenze tra controlli e monitoraggi che, soprattutto nei piccoli centri, spesso bloccano di fatto l’azione amministrativa;
o In merito allo status degli Amministratori, sono urgenti norme con l’obiettivo di estendere a tutte le tipologie di lavoro la possibilità di svolgere il compito di amministratore comunale e per superare situazioni di blocco non giustificabili prodotte dalla legislazione attuale.
o È importante aumentare le spese per la formazione del personale, che sono spese per investimento;
o Deve essere disapplicato l’effetto, oltremodo gravoso per i Comuni di piccole dimensioni, delle sanzioni per mancato rispetto del patto di stabilità per gli enti locali con una popolazione pari o inferiore ai 1000 abitanti;
UN NUOVO SISTEMA FISCALE
Nella fase di riordino del sistema fiscale, Uncem propone l’introduzione di criteri di selettività e peculiarità per i territori montani. Devono essere sperimentati sistemi per applicare un'Iva agevolata alle imprese che rispettano criteri sociali e ambientali, come proposto peraltro alla Settimana sociale dei Cattolici di Cagliari. Le “zone a fiscalità di vantaggio” (ZES) possono essere estese dalle aree portuali e logistiche (già in scorso le sperimentazioni) ad altre aree peculiari del Paese.
RIFORMA DEL CATASTO
La riforma del catasto deve andare avanti. A invarianza del gettito complessivo, deve essere rideterminato il valore degli immobili sulla base delle loro caratteristiche reali (superficie, localizzazione e caratteristiche edilizie). Questo favorirebbe notevolmente le aree montane, anche grazie alla creazione di categorie catastali specifiche per salvaguardare pienamente il patrimonio dei borghi alpini e appenninici.
AGRICOLTURA E VALORIZZAZZIONE DEI PRODOTTI AGROALIMENTARI
Il sistema agricolo italiano è in grado di competere con i sistemi mondiali. In qualità prima di tutto. Le positive evoluzioni dell’agricoltura in pianura non sono state eguali, negli ultimi dieci anni, nelle aree montane. Il censimento, appena avviato dal Mipaaf, dell’“Agricoltura eroica” deve portare a un piano di azione specifico che punti sulle imprese agricole multifunzionali, sulle eccellenze dei territori, molto spesso capaci di strappare terreni all’abbandono e all’invasione del bosco. La revisione della normativa sul sistema fondiario è urgente e non derogabile. È necessario un piano per la ricomposizione fondiaria nei territori: la frammentazione delle particelle è talmente elevata da bloccare completamente investimenti e nuove imprese in tanti territori. Serve un’azione nazionale. Una normativa che agevoli la fruizione agricola dei territori e l’aumento della Sau, la superficie agricola utilizzabile. I moderni sistemi di e-commerce devono agevolare la promozione dei prodotti e dei territori: investimenti per la vendita dei beni vanno a garantire conoscenza e turismo esperienziale e gastronomico sui territori. In questa dimensione si inserisce la creazione di centri multifunzionali nei piccoli borghi, a rischio desertificazione e non. Quei centri sono il cuore della rinascita: vendono prodotti enogastronomici tipici, offrono dei servizi alle comunità, sono un luogo di incontro. Il prossimo Governo e Parlamento dovranno lavorare efficacemente alla definizione della nuova Pac 2021-2027, al fine di non perdere risorse utili per il comparto agricolo nazionale. Importante il lavoro del Mipaaf con la Rete Rurale nazionale, strumento di coordinamento dei Gruppi di Azione locale.
GESTIONE FORESTALE E FILIERA LEGNO
Il nuovo Codice forestale deve essere pienamente attuato, approvando in pochi mesi tutti i decreti e gli strumenti attuativi, al fine dei definire al più presto una politica nazionale per le foreste e la filiera legno che valorizzi 12 milioni di ettari di territorio, un terzo della superficie del Paese, ma anche il tessuto di imprese, il ruolo dei servizi ecosistemici espressi dai boschi. Le legislazioni regionali devono essere ispirate al nuovo Codice, trovando in esso una legge quadro che generi semplificazione e nuova gestione attiva forestale, che rilanci una nuova gestione del settore e dei lavoratori 4 forestali, più produttiva e multifunzionale da parte degli Enti montani e delle imprese forestali oltre ai Carabinieri forestali.
PREVENZIONE DEL DISSESTO IDROGEOLOGICO E DEL RISCHIO SISMICO
Il Paese deve confermare il piano per la manutenzione del territorio, in particolare per la prevenzione del rischio idrogeologico e del rischio sismico. Devono essere confermati i miliardi di euro già previste dagli ultimi piani di intervento nazionali, per le aree montane e per i territori del fondovalle. È necessario un Piano nazionale strutturato pluriennale di contrasto al dissesto. Al fine di recuperare risorse non solo dalla fiscalità generale, deve essere introdotto il meccanismo di intervento già previsto in Piemonte e in altre Regioni per il quale viene investita ogni anno, nei territori montani, una percentuale della tariffa idrica per la valorizzazione delle fonti idriche e la difesa dei versanti, la manutenzione delle aree a rischio frane, la prevenzione del dissesto. Positivi i buoni per l’adeguamento antisismico degli edifici: una necessità che si deve accompagnare agli interventi per la riduzione degli edifici pubblici e privati. Esistono le tecnologie che vanno estese, promosse, presentate anche attraverso gli Ordini professionali d’intesa con gli Enti locali. La “cura” del territorio si accompagna a un piano per la “bellezza”, per la rigenerazione e la custodia dei luoghi e del paesaggio secondo valori e stile dell’“Ecologia integrata”. La cura dei luoghi, la percezione del bello, generano “Bes”, Benessere equo e sostenibile, con una serie di indicatori già individuati dalle recenti leggi statali, ora più che mai da applicare.
GREEN ECONOMY E ATTUAZIONE COLLEGATO AMBIENTALE
La piena attuazione della legge 221/2015 è decisiva per la transizione del Paese in una fase post-fossile, secondo quanto sancito dalla Cop21 di Parigi, secondo gli alti valori dell’”Ecologia integrata” incardinati nella lettera Laudato Si di Papa Francesco. Le politiche per la green economy devono essere sostenute da un piano di finanziamenti e di interventi normativi per garantire in particolare la valorizzazione dei servizi ecosistemici-ambientali, l’attuazione della Strategia per le Green Communities, la costruzione delle Oil free zones. Il “Collegato ambientale” deve essere la via maestra per la totale decarbonizzazione, l’aumento dell’uso di energie verdi, la promozione della circular economy, la costruzione di edifici pubblici e privati che non consumano energia, l’aumento dell’e-mobilità. I prossimi cinque anni saranno contraddistinti dalla “scelta”: l’Europa e tutti gli Stati del mondo sceglieranno se stare o no nelle politiche green, nella riduzione dei consumi energetici, nella decarbonizzazione a protezione dell’ambiente, degli ecosistemi, delle collettività umane. L’Italia vuole, deve guidare questo processo in Europa e nel mondo. Il Collegato ambientale, la legge 221/2015 è il vettore delle nuove politiche per l’ambiente. Anche per questo deve essere definita al più presto una nuova legge sulle aree protette – rimasta incompiuta nell’ultima legislatura – ma anche deve essere approvato al più presto il Decreto di incentivazione degli impianti energetici da fonti rinnovabili: acqua, legno, aria. Biomasse, idroelettrico, solare, eolico. Piccoli impianti, dimensioni adeguate ai territori, sostenibilità, certezza delle procedure e dei tempi di approvazione. Anche sulle gare per riassegnare le grandi derivazioni idroelettriche, la politica deve guidare un processo che non è fatto solo da tecnicismi e burocrazia: dalle scelte politiche che verranno fatte, ne derivano opportunità di sviluppo per i territori montani dove insistono grandi impianti idroelettrici, tra le più grandi infrastrutture costruite negli ultimi cento anni. Le comunità devono essere messe nelle condizioni di un protagonismo, decisionale e anche economicofinanziario.
SCUOLE E WELFARE
Rinnovare i servizi scolastici, sociali, socio-assistenziali, sanitari, passa da una conferma di quanto è stato fatto negli ultimi anni con la Strategia nazionale aree interne. Una profonda trasformazione dei servizi ai cittadini, scuole e welfare in particolare, che deve essere esteso a tutte le aree alpine e appenniniche. Rinnovare, mantenere, vuol dire ripensare i modelli di intervento dello Stato sul territorio. “Scuole di valle”, nuovo sistema di soccorso in emergenza, “Case della salute” per i medici di base, “infermieri di comunità” sono alcuni degli strumenti operativi approntati negli ultimi anni che hanno garantito, senza eccessivi aumenti della spesa pubblica, di generare opportunità e sicurezza tra comunità e anche turisti. Le Cooperative di comunità devono essere sostenute, incentivate, a livello nazionale e regionale. Sono avanzati sistemi di impegno delle comunità, congiunto dei cittadini, per generare servizi e sviluppo. Un modello avanzato in Europa, che fa scuola. Il loro valore va colto, non imbrigliato da norme e burocrazia, bensì incentivato ed esteso.
TRASPORTI, MOBILITA’ E VIABILITA’
La rete viaria nelle aree interne è il vettore della crescita e dell’esistenza stessa delle comunità e dei territori. Le Province che detengono la competenza in merito devono essere messe nelle condizioni, dallo Stato, di programmare investimenti in particolare per la manutenzione delle reti, d’intesa con Anas e gli Enti locali. La mobilità nelle valli alpine e appenniniche richiede un impegno nel ripensare sistemi di trasporto pubblico, anche con modelli avanzati quali car pooling e car sharing, specifici per turisti e comunità dei territori. La sfida è aumentare i servizi, la loro qualità, con efficaci investimenti, non solo iniettando risorse bensì guardando ad altri modelli europei e ascoltando i bisogni dei territori. TURISMO E ATTRAZIONE DEGLI INVESTIMENTI Nell’Anno dei Borghi (2017, voluto dal MIbact) i borghi alpini e appenninici sono stati destinatari di un turismo di prossimità e dall’estero che ha portato rigenerazione dei villaggi, investimenti, aumento della spesa, nuove imprese. Parlare di borghi – come Uncem aveva iniziato a fare dieci anni fa – è ormai abitudine sui media e tra gli addetti ai lavori. Il Piano strategico del Turismo voluto dal Mibact tiene conto di questo elemento, assieme ai pilastri storici del turismo nelle aree montane: invernale con gli sport della neve e del ghiaccio, estivo con l’outdoor, il benessere, il plen air. La montagna va sostenuta in questi assi. Il Piano del turismo va attuato e lo Stato deve aiutare le Regioni a investire nelle direzioni tracciate a livello nazionale. In particolare sulla promozione e sul marketing, Mibact e tutto il Governo devono guidare sempre di più missioni di promozione sui mercati esteri, dopo aver aiutato i territori a scegliere target e opportunità. La crescita del turismo nelle aree montane passa da una maggiore sinergia tra Enti centrali (Enit e Mibact, in primo luogo), Enti locali e soggetti attuatori (come le Atl). Invitalia e le altre strutture centrali per l’attrazione degli investimenti devono essere messe nelle condizioni di sostenere le imprese che vogliono insediarsi nelle aree montane. Innovazione e sostenibilità i due principali canali. Favorire ad esempio l’insediamento di grandi “server farm” nelle valli, di co-working e fab-lab.
VALORIZZAZIONE DEI BORGHI E RIQUALIFICAZIONE URBANA
La legge 158/2017 ha fissato in un articolato il decisivo ruolo dei borghi, dei centri storici, l’importanza della riqualificazione urbana. Mibact e Mise potranno individuare, nei prossimi anni, specifiche risorse per incentivare il recupero dei borghi, la rivitalizzazione e la rifunzionalizzazione, garantendo non soltanto di aggiustare tetti e pareti, bensì di ricostruire per reinsediare imprese e attività economiche, famiglie e singoli. Il “Dov’era, come sarà” non vale solo per il recupero delle zone appenniniche terremotate, bensì per tutto il territorio alpino e appenninico, dove sono migliaia i “vuoti”, sempre più oggetto di investimenti di privati e anche di Enti pubblici ove possibile utilizzare fondi europei. Questo processo va sostenuto dallo Stato con una precisa politica di investimenti e agevolazioni burocratiche e fiscali. Positivi sono stati, negli ultimi anni, il bonus per le ristrutturazioni, l’Ecobonus e anche il recente “Bonus verde”. I borghi devono diventare strumento di incoming, vettore di nuove imprese agricole, turistiche, artigianali, ma anche luogo dove si sperimentano iniziative smart, dal coworking al cohousing, ovvero modelli di economia 4.0, server farm, star up legate all'innovazione tecnologica e all'Agenda digitale montagna. Il recupero è un antidoto al consumo di nuovo territorio, ma anche all'abbandono. I borghi devono diventare fulcro di nuovo sviluppo, grazie ad alberghi diffusi, spazi commerciali multiservizio, sperimentazioni progettuali architettoniche, ritorno all'uso di legno locale, domotica ed energie rinnovabili grazie alla microgenerazione distribuita.
BENI CULTURALI E LINGUE MINORITARIE
Le aree interne del Paese, Alpi e Appennini, sono un’incredibile scrigno di risorse e beni culturali: castelli, monumenti, ruderi, ecomusei, spazi aperti. Sono fattori di attrazione turistica e devono essere valorizzati. Sono elementi della storia del Paese. Le lingue minoritarie hanno plasmato la vita e l’evoluzione delle comunità negli ultimi dieci anni. La legge 482 del 1999 deve essere supportata e finanziata ulteriormente. Oggi rappresenta uno strumento importante per la vitalità dei territori: conservare la biodiversità si accompagna alla conservazione del patrimonio linguistico storico. Un grande patrimonio del Paese. Da proteggere, insegnare, conoscere.
INNOVAZIONE, SOCIETY 5.0 E AGENDA DIGITALE
Sono tre fronti per molti versi inesplorati da parte degli Enti locali, ma ben presenti alle imprese. È su questi che si gioca gran parte della competitività territoriale a livello europeo. Costruire smart communities, dove le imprese hanno 6 l’opportunità di investire, vale il futuro e molti posti di lavoro nelle aree interne. Il digital divide corre veloce e rischia, senza opportuni investimenti e impegno istituzionale, di avanzare, trasformandosi in maggiore divario economico tra zone urbane e montane. Ci aiutano i 3,5 miliardi di euro che verranno investiti nei prossimi tre anni, a partire dal 2018, per la posa della Banda ultralarga, per l’Agenda digitale stessa. L’infrastruttura è il viatico per i servizi nuovi e anche per gli investimenti delle imprese. In vista dell’arrivo del 5G e dunque delle nuove frequenze per il sistema radio-televisivo, serve un piano di investimenti statale specifico per aumentare i ripetitori (per telefonia e per tv) e per adeguarli ai nuovi standard tecnologici. Il rischio è infatti che alla cablatura per la banda ultralarga, non si unisca un piano per i servizi di comunicazione base che in molte aree montane del Paese sono ancora carenti, insufficienti e inadeguati. Il territorio montano ha necessità di start up, di nuove tecnologie, di strumenti che riducano distanze fisiche e migliorino la vivibilità dei territori, compatibili con territorio, ambiente, paesaggio. Condivisi da Amministrazioni pubbliche e comunità. I territori devono guardare a imprese della bioedilizia, della robotica, dell'Ict e delle telecomunicazioni, della green economy, del riuso e dell'economia circolare. E ancora, co-working e fablab, spazi per i makers, smart grid e digitalizzazione. Il sistema di comunicazione è decisivo nei territori. Mentre l’Italia prova a costruire la sua Agenda digitale nazionale, diventa importante costruire un’Agenda digitale per le Aree interne, parallela e con contenuti specifici. In questa vanno orientate le iniziative di marketing promozione, comunicazione interna ed esterna dei territori con tutti i soggetti pubblico-privati che vi lavorano. Il gap comunicativo tra imprese ed Enti delle aree interne, con quelle delle zone urbane, incide sul successo di iniziative e progettualità. Questo divario va colmato con formazione strumentazione da affidare a chi opera sui territori. Tv, web, social, giornali, radio sono strumenti da mixare in una strategia di comunicazione territoriale che garantisce successo a eventi e progettualità.
LE STRATEGIE MACROREGIONALI UE E LA NUOVA PROGRAMMAZIONE COMUNITARIA
La Strategia macroregionale alpina e la Strategia macroregionale Adriatico-Ionica (Appennino) stanno prendendo corpo. Non abbiamo bisogno con Eusalp e con Eusair di nuova burocrazia, neanche nuovi studi e ricerche dopo le tante già utili prodotte da altri analoghi strumenti. Eusalp e Eusair devono essere concrete e a questo si deve lavorare con un impegno forte dello Stato e delle Regioni. IL Governo deve garantire un coordinamento efficace e continuativo delle Regioni. Senza un coinvolgimento delle imprese e dei Comuni sarà molto difficile sviluppare le Strategie. In questa direzione si deve lavorare, per evitare che un pacchetto così importante venga dominato e strumentalizzato da soggetti che poco conoscono le dinamiche dei territori montani e dell’interazione di questi con le aree urbane, vero asse di lavoro e di novità che Eusalp ed Eusair consentono di approfondire. Imprese ed Enti locali, in particolare i più piccoli e delle aree montane, hanno la necessità di padroneggiare efficacemente gli strumenti e le opportunità garantite dai Fondi europei, sia con le programmazioni dirette gestite da Bruxelles (programmi transnazionali quali Central Europe, Med, Spazio Alpino…) sia con quelle a gestione regionale con i Programmi operativi per i fondi strutturali. L’impegno si traduce in formazione; la competizione sui progetti diventa sempre più alta, ma imprese ed Enti devono essere nelle condizioni di drenare sui territori più risorse per investimenti e progettualità. Tutto questo vale in particolare oggi, mentre l’UE sta definendo le prime regole della nuova programmazione e della “politica di coesione”: il protagonismo italiano in Europa si traduce in un impegno e in una concertazione capace di rendere protagonisti Enti locali, imprese, territori sui futuri bandi. Scrivere efficacemente i programmi (compresi quelli relativi ai fondi per investimenti) consente un efficace crowdfunding, una competitività elevata dell’Italia nello scenario europeo.”
