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strega

PREMIA - 26-07-2018 - "Stregoneria,

minoranze linguistiche e religiose: relazioni pericolose?" E' il tema che sarà sondato
sabato 28 luglio 2018 nella sala delle Terme di Premia (inizio ore 9) dall'annuale convegno storico internazionale organizzato dall'ente di gestione delle Aree Protette dell’Ossola.
A parlarne, coordinati da Rinaldo Lampugnani (Università di Parma), saranno: Enrico Rizzi (Fondazione Monti – storico delle Alpi), Hubert Giger (Canton Grigioni,- storico), Battista Beccaria (storico del Medioevo e della Chiesa novarese) e Paolo Crosa Lenz (scrittore).

Spiegano i promotori: "Il convegno 2018 affronta il tema delle relazioni 'pericolose' tra processi per stregoneria e presenza di comunità di minoranze etnico linguistiche sulle Alpi Pennine, Lepontine e Retiche: le 'Alpi somme', ancora oggi il cuore della principale catena montuosa d’Europa. È il territorio dove, a partire dal XIII secolo, si è sviluppato il fenomeno storico della civiltà walser.
Le Alpi sono sempre state un mondo diverso da quello della città: l’artificialità opposta alla naturalità, l’urbe opposta al pagus, i campi coltivati opposti alla selva. Le Alpi sono sempre state un mondo 'pagano' e 'selvatico'. I Romani le definivano infames frigoribus, ostacolo ai commerci e al transito degli eserciti. Poi, nel Medioevo maturo, le Alpi si sono 'aperte' con la costruzione delle grandi carovaniere, gli epocali processi di colonizzazione, i pionieri che andavano a strappare alla foresta e alle praterie in quota spazi dove abitare, coltivare, allevare. Questo mondo 'diverso' rimase a lungo impermeabile alla superiore e più organizzata cultura urbana (il Cristianesimo ha impiegato più di mille anni a penetrare e a radicarsi nel mondo alpino).  L’uomo di montagna è obbligato a confrontarsi quotidianamente con un ambiente naturale sempre più forte di lui e mai compiutamente addomesticato. Il suo sapere profondo viene dalla Natura, è nascosto nel bosco e nelle sorgenti, ha la voce del soffio della valanga e del crollo della roccia, dell’albero schiantato dal fulmine. E’ un sapere che fa paura ai poteri centrali annidati nelle città. È un qualcosa di tanto diverso da apparire diabolico. Nel XVI e XVII secolo quelle “Alpi aperte” andavano chiuse, per impedire l’arrivo delle eresie o dei sogni libertari. La cultura teologica vedeva unnemico nella cultura rurale. Le “streghe” come simbolo di diversità: la diversità della montagna.
È un processo storico che investe tutto l’arco alpino, dal Tirreno all’Adriatico dove, accanto a streghe e stregoni, si possono accostare fenomeni analoghi come i “benandanti” friulani o i 'krestniki' del confine sloveno in Venezia Giulia, portatori di fenomeni sciamano-estatici, che hanno in comune le visioni delle processioni dei morti che camminano per boschi e ghiacciai durante certe notti, nei loro villaggi natali, tenendo un mignolo acceso come flebile candela".