DOMODOSSOLA- 18-08-2015- Una visione programmatica e soluzione unitaria su sanità e sociale
a livello di Vco, questo quanto richiesto uin un comunicato dal gruppo “Adesso!PerDomodossola”, che lancia per l'Ossola anche l'allarme che si diventi “sub- distretto” provinciale rispetto a quello che formeranno Verbano e Cusio: “L'attuale discussione in seno al CISS Ossola circa il suo futuro- spiegano Damiano Delbarba e Roberto Munizza di “Adesso!PerDomodossola”- ribadisce la necessità di una visione e quindi di una soluzione unitaria su sociale e sanità. È troppo facile prevedere un sicuro fallimento affrontando i problemi divisi, per singolo Comune o Distretto, o area disciplinare: sociale, sanità territoriale e sanità ospedaliera. L'esiguo numero di abitanti segna il grosso limite dell'Ossola e del Vco relativamente alle dimensioni territoriali e agli ambiti ottimali dei servizi, molte volte fuori da parametri e standard ufficiali e quindi spesso aggrappati a stiracchiate deroghe.
La discussione tra uno o due Dea nel Vco sta paurosamente scivolando verso l'ipotesi di non averne nessuno, stando al rispetto degli standard nazionali. Un Dea, come massima concessione, sarebbe la grazia e la magnanimità di una deroga regionale. La chiave di volta per la salvezza e lo sviluppo del territorio sta proprio nel rifiuto e superamento della logica delle reiterate deroghe, simili spesso a elemosine regionali, avvalendosi viceversa dell'ormai famosa specificità montana e di una nuova capacità di fare sistema. La prima serve a colmare i deficit strutturali e penalizzanti di un'area periferica e disagiata che deve avere degli appositi strumenti dedicati, e appunto specifici, per veder garantita la propria sussistenza e il proprio sviluppo. Fare sistema significa definire ruoli e responsabilità di Comuni, Unioni, Distretti, Provincia, Quadrante, secondo una logica di sussidiarietà verticale, e cominciare da subito a progettare, organizzare e integrare le funzioni e i servizi di un'area vasta. Cadono a fagiolo due ultime ed esemplificative criticità del pensare in piccolo, entro confini ristretti. Una è il rischio di una frantumazione del Ciss Ossola, con Comuni pronti a traghettare verso altri Enti Gestori o prevedere una gestione affidata a un'Unione con altri Comuni e/o Unioni in convenzione. L'altra è un'eventualità, dedotta dalla DGR 26-1653 del 29-06-2015 e finora sottaciuta, in cui il Distretto Sanitario dell'Ossola potrebbe divenire un sub distretto, all'interno di una Asl con due distretti, uno più grande e principale - Verbano e Cusio - l'altro più piccolo e dipendente dal primo, cioè l'Ossola, che potrebbe col tempo essere fagocitato dal primo, specie nell'ipotesi, finora solo proposta e respinta a suon di specificità ma non del tutto rimossa, di una unica ASLsl di Quadrante (NO-VC-BI-VCO).
Dea, Ciss, Distretto Sanitario: è impensabile avere la fortuna di vincere sempre e ottenere tre deroghe contemporaneamente. Senza contare che non si risolverebbe comunque il problema di fondo: l'equità e l'accessibilità dei servizi.
Se va bene che la gestione dei servizi sociali e sanitari sia in capo a soggetti diversi e disgiunti, evitando errori del passato che volevano l'Ussl (ora Asl) a tenere la cassa di sanità e sociale, giustizia e buon senso vogliono che l'erogazione dei servizi debba essere uguale per tutto il Vco.
Che si tratti di sociale o sanità, è inaccettabile che 3 Ciss significhino trattamenti diversi sui 3 distretti, oppure che 3 ospedali, svariate cliniche, tante Strutture residenziali e innumerevoli ambulatori medici diano risposte diverse nei vari ambiti.
L'idea forte sul sociale è un unico ente gestore provinciale che, nell'ambito delle politiche di coesione regionali e grazie alle storiche e comprovate efficienza amministrativa ed efficacia nella erogazione dei servizi espressa dai nostri Ciss, faccia da riferimento e capofila delle politiche sociali del quadrante.
Analogamente nella sanità si deve optare da subito per un unico distretto sanitario che decida la dislocazione delle sedi dei servizi con una ripartizione equa, armonica e stabile nel tempo, con un'ottimale integrazione delle strutture ospedaliere, residenziali e ambulatoriali, all'interno di una logica di quadrante, che se prevede la presenza di uno, due o tre Dea, questo o questi devono essere assolutamente allocati nel Vco, senza deroga alcuna, ma solo per ragioni organizzative, distributive, assistenziali e di efficienza e sicurezza.
Mettendo insieme riorganizzazione dei servizi sociali, dei distretti sanitari e della medicina territoriale, si ha una mezza rivoluzione copernicana, che darà sicuramente i suoi frutti, ma ha bisogno di tempi adeguati per essere collaudata e rodata.
Se Asl e Regione credono davvero a questo percorso, e sono in buona fede, allora devono concedere un periodo di prova al territorio per sperimentare le nuove modalità operative e renderle efficacemente integrate con i servizi ospedalieri, ma è anche parallelamente indispensabile che definiscano una moratoria sulla decisione riguardo al DEA, che potrà essere presa in considerazione solo a ragion veduta, senza lasciare sul campo vincitori e vinti, ma garantendo al territorio persone sane e pazienti curati”.