1

schiavon giovanni
MONTBELLUNA – 01.09.2015 – Una “chiamata alle armi” per tutti i soci.

È questo il termine, piuttosto forte, che annuncia battaglia e che accresce il clima barricadiero che si respira attorno a Veneto Banca, scelto dall’associazione degli azionisti per commentare le ultime notizie dell’istituto. La semestrale negativa della banca con sede a Montebelluna ha reso ancor più fosco il quadro per i soci, che corrono seriamente il rischio di vedere svalutate ulteriormente le proprie azioni, a prescindere dalla trasformazione in spa e dallo sbarco in Borsa.

Il timore è espresso a chiare lettere dal presidente dell’Aavb, Giovanni Schiavon, che in vista della prossima assemblea dei soci (tra ottobre e novembre) lancia il chiaro invito a votare no alla quotazione in Borsa, almeno “in questo momento”. Una scelta – la definisce Schiavon – “pilatesca”, che “sarebbe un altro colpo mortale per tutti noi”.

Tra l’altro la prossima sarà l’assemblea che dirà addio al voto capitario e che, quindi, permetterà a chiunque di dire la sua – e votare – indipendentemente dal valore delle quote detenute. “Non sprechiamo questa grande occasione di difendere le nostre ragioni; non facciamoci più incantare dalle chimere, restiamo compatti e cerchiamo di difenderci dai continui soprusi”.

Nelle riflessioni che portano a questa presa di posizione, ma anche al ricorso al Tar contro la riforma delle popolari voluta dal governo e – novità – a un possibile ricorso alla Giustizia europea contro le “sollecitazioni” di Bankitalia verso fusioni o aggregazioni, l’ex presidente del Tribunale di Treviso non risparmia critiche proprio alla Banca d’Italia, alla politica, e all’attuale governante di Veneto Banca, “che pur rispettiamo, sia chiaro, ed alla quale non intendiamo attribuire colpe non sue, ma alla quale chiediamo di presentarsi dimissionaria”.

“Il nostro appello – conclude – vuole quasi essere una chiamata alle armi!”.