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MERGOZZO – 24.02.2019 – Non solo deposito e lavorazione:

il vero problema resta l’ex forno inceneritore. C’è un’altra partita, finora mai giocata e rinviata sine die, sull’area di Prato Michelaccio a Mergozzo. E non riguarda il rischio alluvione o le varie leggi che la Provincia giudica eccessivamente rigide, ma il futuro di quello che fu il sito del termovalorizzatore costruito negli anni ‘90. Con la decisione bipartisan del 2011 di cessare l’impianto, è iniziato il conto alla rovescia per il suo smantellamento, che dovrà avvenire entro il 2025, data di scadenza dell’autorizzazione ambientale. Ciò significa smantellare gli impianti tecnologici, rottamarli (la gara per la vendita della turbina, bandita più volte, è sempre andata deserta) e demolire tutte le opere in cemento armato e calcestruzzo, sino a ripristinare un’area a prato. Il costo di quest’operazione è stato stimato da ConSerVco in 2,5 milioni. A questo non va esclusa la bonifica che, se necessaria, sarà valutata comunque in un secondo momento.

I 2,5 milioni sono un costo extra, che esula dalla tassa rifiuti, ma che su di essa avrà un impatto, perché li dovranno pagare in primis i comuni soci del vecchio Aspan (tutti quelli di Verbano, Cusio e della bassa Ossola sino a Piedimulera), che a loro volta li dovranno scaricare sui cittadini con la Tari. Questo fatto è noto almeno dal 2010, da quando cioè fu deciso che l’inceneritore di Mergozzo sarebbe stato spento. Nessuno in questi ormai quasi nove anni ha affrontato l’argomento, che però è ormai d’attualità stringente. E che si lega alla famosa gara a doppio oggetto, la vendita a un socio privato di una quota di azioni di ConSerVco. Prima l’assemblea dei sindaci aveva deciso di cedere la maggioranza (51%) e s’erano fatti avanti in 15. Poi con una retromarcia totale, la stessa assemblea ha votato per mantenere il controllo dell’azienda, cedendo il 49%. Da più di un anno la gara è in freezer. E lo resterà sicuramente sino alle elezioni municipali di marzo, che potrebbero cambiare lo scenario politico anche nella compagine azionaria di ConSerVco. Ma è chiaro che i costi di smaltimento dell’inceneritore influiranno sulla possibilità di vendere un’azienda che non ha un patrimonio se non quello dei mezzi e che ha come unica attività la raccolta dei rifiuti. “Quest’ultimo problema di Prato Michelaccio complica ulteriormente le cose perché costringe a modificare il piano industriale di ConSerVco”, dice il sindaco di Cannobio Giandomenico Albertella, che forse non aveva fatto i conti con un’autorizzazione che già da tempo si sapeva sarebbe difficilmente arrivata, come in effetti è accaduto.