VERBANIA – 26.02.2019 – “Mezzo bambino”, “olio d’oliva”, “aperitivo”…
I nomi, detti al telefono con lo scrupolo di utilizzare termini gergali che depistassero, variavano spesso ma la sostanza era sempre la stessa: hashish. I clienti che si rifornivano dai presunti pusher destinatari oggi di 26 misure cautelari chieste dalla Procura di Verbania e autorizzate dal gip, gravitavano nei bar del centro di Pallanza attorno a piazza Gramsci, crocevia non solo di tutte le linee autobus della città, ma anche dello spaccio. Il nome dell’operazione di polizia, “Pepe amaro”, prende il nome proprio da un bar, il “Pepe nero”. I fatti contestati si riferiscono al 2017 e al 2018, periodo in cui il bar era stato dato in gestione –con l’affitto del ramo d’azienda– dalla Pepe Nero snc di Qiuoami Hanane e soci, alla Selim srls. A sottolineare questi passaggi sono gli avvocati Elisa Indriolo e Melania Ruberto, che assistono la signora Hanane e che ci tengono a precisare che i fatti in contestazione sono successivi all’affitto del locale da parte della loro cliente, che è decorso dal 3 aprile 2017 al 9 agosto 2018, quando l’accordo è decaduto con sentenza del Tribunale. Il ricorso dei proprietari contro i nuovi gestori (nemmeno loro sono destinatari di misure cautelari, né risultano indagati) ha riguardato “sia l’inadempimento del pagamento dei canoni d’affitto, sia la gestione incauta dell’azienda da parte della Selim, connotata da numerosi richiami e segnalazioni da parte della questura del Vco nonché da ripetuti interventi ad opera delle forze dell’ordine”. “A oggi la società Pepe Nero Snc di Qiuoami Hanane & Company non è più attiva dalla chiusura del locale avvenuta in data 09/08/2018 – scrivono i legali –. Pertanto, è evidente la sua estraneità dai fatti oggetto dell’indagine. Il bar ‘Cafè 1’ in Corso Marconi 21 a Verbania Pallanza non risulta in alcun modo collegato né alla Pepe Nero Snc, né alla Selim Srls, né con gli altri esercizi coinvolti nella predetta vicenda”.