VERBANIA – 27.02.2019 – Tra di loro non correva buon sangue
e vecchi rancori legati al lavoro –entrambi erano autisti dei bus di linea di Vco Trasporti– avevano creato quella ruggine che alla vigilia di Ferragosto del 2014 sfociò in un contatto “fisico”. Il più anziano dei due, un 47enne di Gravellona Toce che ancora oggi è alle dipendenze dell’azienda, si trovò faccia a faccia nel piccolo ufficio sul retro del deposito di Cannobio col collega più giovane, un uomo di 36 anni di Verbania che oggi non lavora più per Vco Trasporti. Ci fu una discussione accesa, parole grosse e, come denunciato dall’autista più giovane, un’aggressione fisica. La versione raccontata da quest’ultimo ai carabinieri di Cannobio fu che il collega lo spinse contro il muro, gli strinse il collo con una mano e lo minacciò affinché rimettesse una querela sporta da lui due anni prima perché, con una pendenza giudiziaria, non si sarebbe potuto candidare alle elezioni comunali di Gravellona Toce con il Movimento 5 Stelle. La denuncia risaliva al 2012 ed era frutto dei dissapori sorti sul lavoro per ragioni di servizio e delle segnalazioni all’azienda sollevate dal più giovane.
Da questo episodio s’è innescato un procedimento penale che ha visto il gravellonese portato a giudizio con l’accusa di tentata violenza privata. Con un comportamento minaccioso e con violenza fisica ha cercato di indurre il collega a rimettere la querela – ha sottolineato il pm Anna Maria Rossi chiedendo la condanna a 4 mesi. Per la difesa l’avvocato Massimo Giro, ammettendo l’episodio, ne ha dato una lettura opposta, cioè quella di un litigio contro un collega ritenuto un delatore che aveva avuto da ridire anche con altri autisti. La motivazione delle elezioni non esiste – ha detto – perché il 14 agosto s’erano già tenute e l’imputato s’era candidato ma non era stato eletto. Nel chiedere un risarcimento il verbanese, costituito parte civile con l’avvocato Gabriele Pipicelli, ha rimarcato come la denuncia per calunnia presentata dall’imputato contro il suo assistito fosse stata a suo tempo archiviata.
Il giudice Rosa Maria Fornelli ha condannato l’autista a 4 mesi con i benefici della sospensione e della non menzione accordando un risarcimento di 1.000 euro più la rifusione delle spese di costituzione di parte civile.