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VERBANIA – 02.03.2019 – In una sola notte,

quella tra il 7 e l’8 ottobre del 2017, furono quattro i furti all’alpe Quaggione di Germagno. Ignoti ruppero i vetri delle finestre di tre rustici e, indisturbati, arraffarono quanto trovarono a portata di mano, non badando alla qualità della refurtiva. Sparirono decine di oggetti: cinque televisori, due decoder, un orologio a pendolo, un’antenna portatile, due zaini, un tostapane, un asciugacapelli, un trapano, una smerigliatrice e una tassellatrice. Ma anche un’ottantina di bottiglie di vino, una di grappa, bibite varie, un set di coltelli, un coltello a serramanico, un campanaccio bovino. E perfino oggetti di valore quasi nullo: una scatola di fiammiferi, due accendini, un rotolo di carta igienica, un pacco di caffè e uno di fusilli. In una di queste case i ladri rinvennero la chiave della vicina chiesa della “Madonna della neve”, depredata poi delle monetine contenute nella cassetta delle offerte.

Fu, insomma, una vera e propria razzia, che i carabinieri hanno ricondotto a un gruppo di quattro giovani, di età compresa –in allora– tra i 18 e i 27 anni (tre italiani, uno di origine straniera), residenti tra Gravellona Toce, Omegna e Miasino, tutti rinviati a giudizio dalla Procura di Verbania per il reato di furto in abitazione aggravato in concorso e ai quali vengono anche addebitati altri due episodi: due furti ad altrettante auto accaduti il 28 e il 30 settembre 2017. In entrambi i casi chi agì infranse il finestrino e ripulì l’abitacolo. La prima volta di una Volkswagen Polo posteggiata a Orta, ricavandone un caricabatteria dell’i-phone e una chiavetta Usb. La seconda da una Peugeot 206 alla stazione di Fondotoce, “alleggerita” dell’autoradio, d’un paio di occhiali da sole, dal kit per la riparazione degli pneumatici forati e di una divisa da volontario della Croce Rossa.

Il processo s’è aperto ieri e uno dei quattro ha chiesto e ottenuto dal got Elisabetta Ferrario l’ammissione alla messa alla prova.