VERBANIA - 12.09.2015 - Mamma e scassinatrice.
É stata arrestata ieri sera a Intra in flagranza di reato ma é già a casa, ai domiciliari, la giovane che alle 18 di ieri è stata sorpresa mentre cercava di forzare con un grosso cacciavite il portone del condominio Raffaello, in via Brigata Valgrande Martire. Sanela Milenkovic, vent'anni, in compagnia di un'altra donna stava armeggiando attorno alla serratura del portone d'ingresso quando un condomino le ha notate. Alla sua vista, le due si sono date alla fuga. L'uomo le ha inseguite e ne ha raggiunta una, bloccandola. Era, appunto, Milenkovic. I carabinieri del Radiomobile, giunti tempestivamente sul posto, l'hanno arrestata sequestrando il cacciavite e un paio di guanti di pile con i quali, verosimilmente, tentava di non lasciare impronte. Della compagna, nessuna traccia.
Dopo una notte nella cella di sicurezza della stazione di Verbania é comparsa stamane di fronte al giudice Rosa Maria Fornelli per la convalida dell'arresto. Milenkovic, che é nata a Dusseldofr, in Germania, ma é di nazionalità croata, vive nella comunità rom di Saluggia, in provincia di Vercelli, insieme ai suoceri, al marito, al figlio di lui e al neonato che la ventenne ha partorito a luglio.
Di fronte alla contestazione del reato di tentato furto in abitazione portata dal pm Anna Maria Rossi, l'avvocato d'ufficio, Alessandra Marchioni, ha chiesto la remissione in libertà, sia per la presenza del neonato, sia perché la donna - che non parla l'italiano ma solo il tedesco - é in possesso di certificati medici che ne attestano una infermità mentale.
In Italia da un anno, la giovane non ha precedenti penali ma è la quarta volta in dieci mesi che ha a che fare con la giustizia. Arrestata il 20 dicembre a Milano in flagranza per furto, è stata denunciata per analoghi episodi il 10 maggio a Biella e il 21 giugno (quando era all’ottavo mese di gravidanza) nel Torinese. La giovane non ha un lavoro, né possiede beni. Per questo ha chiesto il gratuito patrocinio (la parcella dell’avvocato a carico dello Stato). Accertato che l’arresto è stato legittimo e sussistendo il pericolo di reiterazione del reato, il giudice ne ha disposto i domiciliari nella comunità rom di Saluggia in cui vive.