VERBANIA – 17.09.2015 – Servizio esternalizzato e affidato a privati.
È questo il futuro del forno crematorio di Verbania così come l’ha ipotizzato la giunta Marchionini, che nel prossimo Consiglio comunale metterà in votazione la proposta di modifica del servizio, non più gestito in proprio. Il via libera appare quasi una formalità dal momento che è già pervenuta a Palazzo di Città l’offerta di un privato. I contenuti della proposta di una società del settore sono riservati perché, qualora ci sarà l’esternalizzazione, sarà oggetto di gara d’appalto, ma l’interesse dimostrato spinge verso questa soluzione di cui si parla da anni. Le ragioni dell’esternalizzazione, così come le ha spiegate alla conferenza dei capigruppo l’assessore ai Lavori pubblici Massimo Forni, sono tre: la carenza di personale specializzato e l’impossibilità di sostituire chi andrà in pensione a breve, lo stato dell’impianto che necessità di profondi e costosi adeguamenti, la gestione complicata sul mercato.
Attualmente il tempio crematorio di Verbania, situato all’interno del cimitero di Pallanza, dispone di un forno che è in funzione dal lunedì al venerdì e che può effettuare, secondo l’autorizzazione ambientale della Provincia, 36 cremazioni settimanali. Non potendo impiegare i dipendenti la domenica e avendo alcuni vincoli, il Comune si limita a 30. Eppure – ha spiegato la dirigente – le richieste sono in aumento, tanto che si immagina un potenziamento e la realizzazione di una seconda linea. In questo modo si potrebbe rendere più economicamente vantaggioso il servizio, che rallenta quando si verificano guasti o si programmano manutenzioni.
Nel 2003 il forno crematorio fu sequestrato dalla magistratura e oggetto di un’indagine per inquinamento ambientale che coinvolse l’allora sindaco Aldo Reschigna, il dirigente e due dipendenti comunali. Reschigna fu prosciolto da ogni accusa, il dirigente e i due dipendenti optarono per l’oblazione e, pagando, estinsero il reato. Erano i primi anni che il forno funzionava a pieno regime. Un forno che, vista la carenza di impianti nelle realtà vicine, è stato spesso utilizzato da non residenti. Negli anni ’90 vi venne cremata la cantante Mia Martini, morta in provincia di Varese; nei primi anni Duemila lo scultore Giò Pmodoro, scomparso a Milano.
Quello delle cremazioni è un business che fa incassare a Verbania circa 250.000 euro l’anno. Anche se esistono tariffe calmierate per i residenti (380 euro per la cremazione di una salma, 82 euro per i resti esumati), a chi proviene da fuori città vengono applicate tariffe più alte: 500 euro per la cremazione completa, 225 per i resti, 305 per le salme indecomposte e 225 per i contenitori di parti anatomiche riconoscibili.
Forni s’è impegnato a fare in modo che, una volta esternalizzato, il forno crematorio renda alla città una somma vicina ai 250.000 euro e ha spiegato che l’intenzione è quella di gestirlo tramite project financing, cioè con gli operatori privati che si accollano gli investimenti tecnici, gestiscono e incassano e versano una percentuale del ricavato al Comune. La gara d’appalto ruoterà attorno a questa percentuale: chi offrirà di più sarà il vincitore.
Se il Consiglio comunale darà il proprio benestare – alcuni consiglieri di minoranza hanno espresso perplessità e chiesto approfondimenti ma la maggioranza è compatta – si partirà probabilmente dall’offerta già pervenuta, attorno alla quale il Comune redigerà un bando che sarà pubblico. Chi aderirà migliorando i termini se l’aggiudicherà. A parità di offerte prevarrà quella originale.