02-04-2019 - Il nuovo "piano lupo" elaborato dal ministero dell'Ambiente accende la discussione. Il "Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia" non prevede infatti quegli "abbattimenti controllati" che erano previsti nel precedente piano del 2017.
Come dimostra anche il ritorno del lupo in Ossola (gli ormai famosi due esemplari avvistati nei paraggi di Ornavasso) il carnivoro è in crescita in Italia. E la sua presenza è storicamente malvista da una serie di categorie.
Plaude il WWF al nuovo piano "Con l’esclusione degli abbattimenti, finalmente sembra sia stato fatto un importante passo verso un Piano di conservazione che crea le condizioni per una migliore convivenza con l’animale simbolo della Natura d’Italia: il lupo. Un piano in grado di fare la differenza, quello per cui ci siamo battuti fino ad oggi, deve promuovere la ricerca e il monitoraggio, combattere il bracconaggio, individuare sostenere le azioni di prevenzione dei danni, che sono la migliore risposta ai conflitti.
Il lupo in Italia è il protagonista di una storia di successo. Quasi eradicato da pratiche e leggi che lo consideravano nocivo era sopravvissuto negli anni ‘70 con meno di 100 individui. Grazie alla sua intelligenza e all’azione illuminata del WWF e della società civile, il lupo ha avuto un lento recupero, tornando a vivere in territori da cui era scomparso. Il ritorno del lupo è stata la pietra miliare di un recupero della naturalità delle nostre campagne e dei nostri boschi, un cruciale tassello per gli equilibri ecologici dei territori", si legge nella nota dell'associazione internazionale.
La Contrarietà di Uncem
Ma c'è chi condanna il piano, come l'Unione Nazionale Comuni, Comunità, Enti Montani. Il presidente nazionale Marco Bussone afferma: "Sono pienamente d'accordo con Coldiretti che in merito al Piano Lupo ha chiesto di salvare le migliaia di pecore e capre sbranate, mucche sgozzate e asinelli uccisi lungo tutta la Penisola dove la presenza si è moltiplicata negli ultimi anni con stragi negli allevamenti. Il Piano Lupo deve garantire equilibrio, sostenibilità, biodiversità, compresenza sui territori di tutte le specie. Ma tutte. Sono pienamente dunque d'accordo con Coldiretti, con il suo Presidente Prandini. Uncem e Coldiretti hanno sottoscritto a fine 2018 un'intesa su molti temi legati alla presenza dell'agricoltura e delle imprese nelle aree montane. Dunque, assieme alla Coldiretti evidenzio che la presenza di branchi di lupi sta scoraggiando in molte aree alpine e appenniniche l'attività di allevamento mettendo a rischio anche il tradizionale trasferimento degli animali in alpeggio che, oltre ad essere una risorsa fondamentale per l'economia montana, rappresenta anche un modo per valorizzare il territorio e le tradizioni culturali che lo caratterizzano. Senza i pascoli le montagne muoiono, l'ambiente si degrada e frane e alluvioni minacciano le città. Anche Uncem oggi si aspetta dal Ministero un impegno concreto per tutelare un bene comune con un sostegno pubblico unito a sistemi di difesa appropriati e un rapido ed adeguato rimborso dei danni".
