VERBANIA – 13.04.2019 – Le loro performance intime
le avevano filmate con lo smartphone di comune accordo, da adulti consenzienti. I loro video hard non erano destinati a un pubblico diverso dagli interessati, eppure qualcuno le vide. In particolare la moglie tradita, che su Facebook aveva pubblicato un post allusivo su certi “panorami”, facendo riferimento al nome di battesimo dell’amante del marito e lasciando quindi intendere di aver visto le scene hot.
Fu così che una relazione extraconiugale “complicata” si deteriorò del tutto, finendo con una denuncia da parte di lei nei confronti di lui per violazione della privacy in quella che, utilizzando un termine in voga di questi tempi, può essere definita una sorta di storia di revenge porn. Una denuncia sulla quale hanno indagato i carabinieri e che ha portato al rinvio a giudizio dell’uomo, che s’è difeso dicendo di non aver mostrato il video ma che forse la moglie, sospettando il tradimento, l’ha visto sbirciando nel suo smartphone lasciato in carica.
Nel processo celebrato nei giorni scorsi con rito abbreviato –quindi in camera di consiglio, sulla base delle sole prove raccolte in fase di indagine e senza la possibilità di chiamare testimoni– al tribunale di Verbania, lui ha dovuto difendersi dall’accusa di aver diffuso il video. Il pm ha chiesto la condanna a 6 mesi, ma il giudice l’ha assolto non ritenendo provato il reato.