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VERBANIA – 10.04.2015 – La decisione sarà presa dai soci nell’assemblea di sabato prossimo, ma l’indicazione è chiara: Veneto banca svaluta. Chiunque possiede azioni dell’istituto di credito – e gli azionisti sono numerosi anche nel Vco – finora poteva stimarle (senza venderle direttamente, perché la banca non è quotata in Borsa) 39,50 euro l’una. Il cda propone che la quota scenda a 30,50, cioè il 22,7% in meno. In concreto questo significa che i singoli pacchetti azionari nelle tasche degli azionisti saranno più leggeri di un quinto.

La scelta è quasi un atto dovuto dopo che il bilancio 2014, anch’esso all’attenzione dei soci sabato, s’è chiuso con quasi un miliardo di rosso. La stima, come prevede la legge per le società non quotate, viene prodotta annualmente su una perizia di un professionista terzo, approvata dal cda e sottoposta al voto assembleare. Con questo meccanismo negli ultimi 15 anni il valore di Veneto Banca è passato da 17,04 a 40,35 euro (valore massimo, anno 2012). Il balzo maggiore s’è verificato tra il 2005 e il 2007, a cavallo dell’acquisizione della Banca popolare di Intra (acquistata con un’opa di 15 euro ad azione), quando il valore è passato da 24 a 33 euro, +37,5%.

Contestualmente a Veneto Banca svaluta – l’assemblea è domani – anche la popolare Vicentina, che scenderà da 62,5 a 48 euro. L’accostamento tra le due società non è casuale perché entrambe sono banche popolari destinate a trasformarsi in spa, entrambe non quotano in borsa e sono le prime indiziate per una fusione che potrebbe aprire il risiko bancario italiano, con una serie di accorpamenti e fusioni che interessano Banco popolare (ex Novara), Ubi banca, ma anche Carige e Monte dei paschi di Siena.