VERBANIA – 29.04.2019 – Le imputate sono state assolte

e il denunciante, che in aula aveva tenuto un comportamento aggressivo arrivando a minacciare di tornare con la pistola scatenando la reazione del giudice, da vittima rischia seriamente di diventare accusato. È questo l’epilogo della vicenda giudiziaria che vedeva come imputate una 73enne di Arona e la figlia di 53 anni che, il 16 giugno del 2017, presero gli effetti personali del 77enne convivente dell’anziana e li portarono fuori dall’appartamento in cui dimorava da qualche anno, commettendo –secondo la Procura di Verbania– i reati di esercizio arbitrario delle proprie ragioni e di furto aggravato in concorso per aver trattenuto 28.500 euro in contanti (in banconote da 500 euro l’una) che teneva in casa nascosti in una scatola. Partendo dai due capi d’imputazione, le parti si sono invertite nel dibattimento, e non solo per la scenata che la parte offesa, costituita parte civile con l’avvocato Alberto Zanetta (che ha dismesso il mandato dimettendosi davanti a giudice e pm), ha fatto in aula, ma anche per le testimonianze raccolte, da cui è emerso che quella sorta di “sfratto” fu promossa dalla figlia dell’anziana perché la madre, vedova che aveva incontrato il 77enne avviando una convivenza in età avanzata, subiva le angherie di lui. Lo stesso pm Anna Maria Rossi aveva chiesto di mandarle assolte perché non c’è prova della sottrazione di denaro, e perché il denunciante era ospite in quell’alloggio, il cui contratto era intestato alla convivente. Tesi ribadita dal loro difensore, Carlo Meraviglia, e accolta dal giudice Raffaella Zappatini che, ribaltando l’esito delle indagini, ha condannato il querelante a pagare le spese processuali e ha trasmesso gli atti alla Procura perché valuti di indagarlo per una serie di reati non da poco: oltraggio a magistrato in udienza e interruzione di pubblico servizio per il comportamento tenuto; calunnia, diffamazione e maltrattamenti in famiglia per quanto ha egli stesso dichiarato ed emerso dal dibattimento.