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VERBANIA – 25.09.2015 – Circola sulle bacheche di Facebook

come un meme e in città è diventata la notizia del giorno. Il fuoriprogramma con cui Sergio Lanteri, “personaggio” assai noto in città anche per la sua frequentazione del centro di salute mentale del’ospedale, s’è presentato l’altra sera all’assemblea di Palazzo Flaim abbigliato con un cappello da cow-boy in testa (in quel momento si parlava di armare i vigili, ma quella col far west è una coincidenza) e un fiore all’occhiello della giacca. S’è seduto in prima fila, ha salutato, ha preso un bicchier d’acqua dal tavolo del consigliere Pd Anna Bozzuto, ha parlato a alta voce, applaudito il consigliere leghista Stefania Minore, rimbrottato l’altro consigliere comunista Vladimiro Di Gregorio – “tempo, tempo”, ha detto indicando che si prolungava nell’intervento oltre il dovuto – e poi s’è diretto verso i banchi della minoranza, che essendo numericamente inferiore offre spazio per sedersi. Accomodato come un qualsiasi consigliere ha estratto dalla borsa un mazzo di carte da gioco milanesi e ha attaccato un solitario, intervenendo con l’alzata di mano – come a votare – quando ce n’è stato bisogno.

Un fuori programma obiettivamente esilarante, che non manca di suscitare ilarità ancora oggi, a distanza di due giorni, ma che non è la miglior immagine del Consiglio comunale, che in teoria sarebbe una sede istituzionale. Lungi dal fare moralismi, ma ogni luogo e ogni circostanza hanno le proprie regole. Al Consiglio regionale o al Parlamento non si entra – nemmeno tra il pubblico – senza indossare una giacca. E si deve mantenere un atteggiamento consono, lo stesso, per esempio, al quale si sono giustamente appellati nelle ultime due sedute sindaco, giunta e consiglieri di maggioranza contro gli Amici degli animali che contestavano per le vicende del canile. Spesso ci si lamenta dei parlamentari sbracati a Montecitorio o Palazzo Madama, ma non è che a Verbania si dia un’immagine più “alta”. E è una deriva costante degli ultimi anni, confermata anche in questo mandato amministrativo, alla quale si potrebbe porre freno con un po’ più di polso. Perché, a conti fatti, l’intruso è tale solo se nessuno gli contesta la presenza abusiva. Evidentemente chi doveva gestire la seduta ha ritenuto che avere quell’ospite al tavolo fosse normale in quel contesto.