VERBANIA – 26.09.2015 – Un amore che sboccia
sul posto di lavoro, una convivenza, l’addio e le denunce. Quello in discussione al tribunale di Verbania è un caso di vita vissuta, di liti e diverbi, che eccede nella violenza e che finisce in aula. Un caso come, purtroppo, ce ne sono tanti. Ma con una variante: sul banco degli imputati – con l’accusa di maltrattamenti in famiglia – c’è una donna, che in genere è la parte lesa.
Un uomo residente nel Vergante, sui 45 anni, che chiameremo Giovanni (il nome è di fantasia), divorziato e con una figlia, nella fabbrica in cui lavora conosce una donna, Elisa (il nome è sempre di fantasia), di poco più giovane. La frequentazione si fa sempre più intima e lei, che nel frattempo ha chiuso il suo matrimonio lasciando il marito e due figli, inizia una convivenza. Il rapporto si deteriora per diversi motivi. Per ragioni economiche, perché lei resta senza lavoro e è mantenuta dal convivente che vorrebbe più presenti finanziariamente i figli della donna. Per la presenza della figlia di Giovanni, con la quale i rapporti sono pessimi. Per i problemi di Elisa, che è depressa e che – racconta il convivente – anche bulimica e a volte alza il gomito. La tensione tra la coppia sale. Lei, in almeno tre episodi nel 2014 (quelli che le contesta la Procura della Repubblica), ricorre alla violenza, colpendolo con un pugno alla nuca sferrato reggendo un mazzo di chiavi, mordendolo al braccio. Nella sua difesa, Elisa sostiene di essere stata anch’ella maltrattata, anche se non ha sporto denuncia.