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UNCEM congresso regionale 1

TORINO- 11-04-2015- Sviluppare l’accorpamento in Unioni Montane e basta con i tagli di trasferimenti dal Governo. Questa, in sintesi, la relazione del presidente Uncem Piemonte Lido Riba che ha aperto stamani l’Assemblea congressuale dell’Uncem, all’hotel Fortino di Torino. La montagna, con i 553 Comuni e le 41 Unioni montane appena nate, guarda al suo futuro e alla ricostruzione di un percorso su forti strategie regionali, investimenti, uso di fondi europei, mantenimento di servizi, creazione di posti di lavoro. Sono questi i principali fronti del lavoro che dovrà essere fatto: Uncem conferma la disponibilità alla Giunta e al Consiglio regionale nell’affrontare sfide e criticità. “La prima è certamente quella relativa all’organizzazione delle Unioni montane, che devono gestire servizi e programmare lo sviluppo – afferma Lido Riba – Da 22 Comunità montane sono nate 41 Unioni, forse arriveremo a 50, con enormi differenze tra enti con 3mila abitanti e altri con 50mila. Ecco perché guardare al passato, a eventuali errori, a strategie non attuate, non ci serve. Dobbiamo guardare al futuro. Le Unioni sono nelle aree montane il soggetto che deve essere riferimento primario per le politiche di programmazione e indirizzo degli investimenti”. L’Assemblea congressuale Uncem si è aperto anche con l’appello al Governo e al Parlamento per bloccare la spirale di tagli dei trasferimenti che già hanno distrutto gli Enti locali e i piccoli Comuni sono sempre stati tra i più virtuosi, con spesa corrente bassissima. “Abbiamo bisogno di un nuovo dialogo con il Governo, di vedere approvata in Parlamento la legge sui piccoli Comuni e la Montagna – prosegue Riba – Abbiamo bisogno di un generale rilancio delle politiche regionali e nazionali per le Terre Alte. Servono strategie. Uncem può contribuire a individuarle e concretizzarle. La formazione è alla base di questo percorso. Formazione del personale tecnico e politico, assolutamente necessaria in Piemonte. Dobbiamo puntare sulle nuove generazioni, sulla loro necessità di vivere e lavorare nelle aree montane ma anche di impegnarsi in politica e nelle istituzioni”. Uncem proseguirà, nei prossimi anni, un lavoro intenso sui temi dello sviluppo: agricoltura multifunzionale, nascita di Sistemi turistici locali, miglioramento delle reti di trasporto, rivitalizzazione dei Borghi alpini grazie ai fondi europei, produzione di energia rinnovabile, programmi per l’innovazione e la riduzione del digital divide. Poi, una serie di vertenze da aprire. “Come quella sui canoni idroelettrici – conclude Riba – La montagna genera con l’acqua e la sua forza di gravità un gettito di 1 miliardo e 200 milioni di euro grazie alla produzione energetica. Tornano al territorio le briciole, solo 12 milioni di euro. Non possiamo permetterlo. Servirà un nuovo impegno istituzionale, per combattere questa sperequazione drammatica. Andranno in scadenza le concessioni delle dighe e le gare dovranno riequilibrare il rapporto tra montagna che produce risorse e la città che consuma. Vale per acqua, clima, foreste e tutti i beni eco-ambientali che devono avere un valore, riconosciuto e restituito. Ancora una volta, la montagna ribadisce che non vuole assistenza, ma un forte impegno politico e istituzionale, la possibilità di usare le sue grandi risorse”.