1

parlamento italiana aula a

VCO-10-08-2019- La mozione di sfiducia al Governo presentata dalla Lega: cosa prevede il Regolamento del Senato della Repubblica? Lo abbiamo chiesto all’avvocato Carlo Crapanzano

E’ stata presentata la mozione di sfiducia al governo. Quali sono le prossime tappe?

La mozione di sfiducia al Governo può essere presentata da almeno un decimo dei senatori. Siccome i senatori sono 315 oltre i 6 a vita, deve essere presentata da almeno 32 senatori. Il gruppo parlamentare della Lega è insieme col Partito Sardo d’Azione e conta 58 senatori. Quindi c’era abbondantemente il numero per presentare la mozione di sfiducia.

E’ già stato convocato il Senato?

I lavori del Senato sono decisi dalla conferenza dei capi gruppo parlamentari convocata per lunedi 12 agosto, formata attualmente da 7 rappresentanti (Patuanelli, Bernini, Romeo, Marcucci, Ciriani, Unterberger, De Petris). Decideranno i capi gruppo la data di quando deve essere discussa la mozione di sfiducia sul governo. Siccome però la Lega è quella che ha presentato la mozione, di fatto potrebbe essere messa in minoranza sulla data della discussione (da adesso in poi è una specie di partita a scacchi). Trattandosi infatti di convocazione straordinaria durante le ferie estive, la Lega potrebbe essere messa in minoranza proprio all’interno della Conferenza dei Capi gruppo parlamentari.

Una volta decisa la data della discussione che succede?

Ogni senatore verrà convocato con un telegramma dal Presidente del Senato che potrà essere recapitato anche avvalendosi delle forze dell’ordine. Nella seduta si discuterà della mozione di sfiducia e si voterà.

Come avviene il voto?

Dopo la discussione dei singoli gruppi parlamentari che esprimeranno la loro opinione sul governo, si passa al voto. Il Presidente del Senato estrae a sorte un nome e da quel nome inizia il voto. Ogni senatore deve passare davanti alla presidenza e dire ad alta voce “sì” o “no” o se si astiene. La chiamata è singola e il voto è palese. Quindi ogni senatore esprime pubblicamente il voto.

Le astensioni condizionano il voto?

In Senato ogni deliberazione è presa a maggioranza dei senatori presenti. Il senatore che si astiene è considerato presente e quindi condiziona il calcolo finale dei voti favorevoli o contrari. Lei consideri che i gruppi in Senato sono così divisi: Forza Italia-Berlusconi Presidente 62; Fratelli d'Italia 18; Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d’Azione 58; MoVimento 5 Stelle107; Partito Democratico 51; Per le Autonomie (SVP-PATT, UV) 8; Misto 17. I partiti di opposizione o quelli favorevoli alla fiducia, con un opportuno calcolo tra presenti e assenti al momento giusto, possono assolutamente condizionare il voto uscendo dall’aula o astenendosi.

Le opposizioni come potrebbero condizionare il voto di sfiducia?

Ovviamente è un’ipotesi di scuola perché prevalgono le ragioni politiche. Ma, accettando la sua provocazione, le rispondo. Valuti l’ipotesi che tutti i senatori siano presenti in aula e che i 107 senatori del M5S e i 51 del PD votino sì: avremmo 158 voti favorevoli al governo che è quanto basta per non farlo cadere (visto che i 6 senatori a vita in questi casi normalmente non votano). Ovviamente però questo implica la conseguenza politica che chi ha votato la fiducia al governo, poi possa farne parte esautorando la Lega (per intenderci, un accordo tra M5S e PD) . Un’ipotesi di scuola, appunto. Ma le ripeto, con un opportuno calcolo su presenti, assenti, astenuti, o senatori che escono dall’aula prima del voto, può succedere di tutto. Lucidità e scaltrezza che negli anni ci hanno insegnato tutti i gruppi parlamentari…