VERBANIA – 12.10.2015 – “Angelo è una persona
che ha dato più di quanto ha ricevuto”. Così don Adriano Micotti, parroco di Trobaso, ha ricordato oggi Angelo Francioli, il 55enne fabbro morto mercoledì scorso in un incidente di caccia all’Alpe Pala di Miazzina. Un ricordo, quello nell’omelia della cerimonia funebre, condensato in poche parole “che non siano di circostanza, per non fare un torto a lui – ha detto il sacerdote – che era un uomo di poche parole, ma utili”.
Al di là di quanto si può dire in circostanze simili, ciò che conta è la sostanza, rappresentata dalle testimonianze di vicinanza e affetto che nell’ultima settimana la famiglia Francioli, la moglie Barbara e il figlio William, hanno ricevuto. È accaduto ancora oggi, alla cerimonia funebre, in cui la folla non è stata neanche in minima parte contenuta dalla chiesa di San Pietro. Alla comunità di Trobaso, dove i Francioli vivevano da anni, s’è aggiunta quella di Cambiasca, paese di origine. C’erano i compagni di caccia, i colleghi di lavoro alla Patritti, le persone con le quali condivideva le uscite in bicicletta e quella passione per le due ruote rappresentate dalla maglietta bianca del Gs Basso Toce, la sua società, poggiata sul feretro. C’erano più persone all’esterno che all’interno e tutte hanno seguito in un mesto silenzio l’ultimo saluto a Angelo, che in una battuta di caccia è caduto per la pallottola sparata da uno dei tre amici con i quali formava una “squadra”, un gruppo legato non solo dalla passione per la caccia ma da amicizia e condivisione. L’ha ricordato un cacciatore al termine della cerimonia funebre: “lupetto, lupetto, lupetto… grazie di tutto e ciao”, ha detto chiamandolo con il nome in codice che aveva nelle comunicazioni radio che precedono, nel bosco, l’attimo dello sparo. La caccia per Angelo era “gioia, delusione, attesa e giornate passate insieme che non dimenticheremo mai”, ha aggiunto l’amico.
Dopo aver benedetto il feretro con l’acqua santa e l’incenso, don Adriano ha raccolto una rosa bianca dal cofano e l’ha deposta ai piedi della statua della Madonna, che è la “regina degli angeli, e di Angelo”. Poi la salma ha preso la strada del cimitero di Trobaso, dove riposerà quell’uomo di poche parole, generoso, che in così tanti oggi hanno voluto ricordare un’ultima volta.