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stadio pedroli
VERBANIA – 15.10.2015 – Il primo tempo, per usare un termine calcistico,

si chiude con il Verbania calcio in vantaggio. Anche se il pronunciamento non è di un giudice e non ha valore di una sentenza, le motivazioni con cui Veneto Banca s’è rifiutata di escutere la fideiussione che il club calcistico aveva sottoscritto nel 2009 a favore del Comune come garanzia per la convenzione di sei anni “bocciano” la linea condotta dell’ente pubblico.

Con una lettera datata 28 settembre la Segreteria Fidi dell’istituto di credito ha scritto all’avvocato Alessandra Simone (avvocatura comunale) e per conoscenza al collega Marco Marchioni (legale del club calcistico) non solo respingendo l’escussione della fideiussione di 53.120 euro, ma anche muovendo rilievi e critiche.

Veneto Banca ha opposto un netto e motivato “no” al Comune. Valutate le richieste partite da Palazzo di Città il 25 giugno e ripetute il 16 luglio, e lette le controdeduzioni del Verbania spedite il 25 giugno, il 9 e il 17 luglio è stato formulato il parere secondo cui 1) la risoluzione unilaterale – “di cui non viene fornita prova” – della convenzione da parte del Comune non ha rispettato il contratto, 2) non è mai stata istituita la Commissione Paritetica che avrebbe dovuto “vigilare e verificare la corretta e piena applicazione della Convenzione”.

Di più, la banca “respinge la richiesta di danni (…) derivanti dal mancaro rifacimento del manto erboso, che avrebbe causato la mancata omologazione del campo” per due motivi: la quantificazione del danno non è accertata da un giudice ma stimata dall’ente; un danno non c’è se il campo è fruibile come ha affermato la Figc.

Andando oltre la fideiussione, Veneto Banca si sbilancia e critica il mancato versamento al Verbania della fattura di 19.318,70 euro quale quota annuale della convenzione perché quel denaro “avrebbe permesso al Verbania Calcio di sopperire alle piccole manchevolezze”.

La lettera partita da Montebelluna è il primo atto di una guerra di nervi e carte bollate avviata in piena estate dal Comune che a colpi di revoche, ordinanze, lucchetti apposti, tagliati e rimessi, denunce e querele reciproche, è destinata a risolversi solo per via legale. Intanto Enrico Montani e la moglie Francesca Pangallo, proprietari del club, annunciano il ricorso al Tar contro la delibera che assegna lo stadio alla Virtus Verbania, operazione ritenuta illegittima e già oggetto di una richiesta di revoca in autotutela.