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ospedale unico piedimulera
VERBANIA – 16.10.2015 – Oggi dovrebbe essere il giorno

dell’ospedale unico del Vco. Alle 17 al Tecnoparco il governatore piemontese Sergio Chiamparino, il suo vice Aldo Reschigna e l’assessore alla Sanità Antonio Saitta presenteranno le novità che riguarderanno la sanità dei prossimi anni e che, stando alle indiscrezioni, supereranno il modello dei due nosocomi territoriali.

Tanto s’è detto e scritto in questi giorni e altrettanto si farà da qui al futuro a venire. Il dibattito che ci si appresta a vivere non è però il primo di questo genere. La sanità è infatti da sempre tema di primissimo piano nel Vco. Un tema che è anche capace di dividere e di alimentare i campanilismi. Un tema, così come ci si appresta a porlo, per nulla nuovo e che ripropone lo stesso scenario dell’inizio anni Duemila, quelli appunto dell’ospedale unico a Piedimulera.

Come vademecum pre-incontro ripercorriamo le tappe che portarono alla nascita e alla morte dell’ospedale unico di Piedimulera.

Maggio 2000. All’assemblea dei sindaci dell’Asl, a Omegna, viene illustrato lo studio del Cresa, il Centro ricerche regionale sulla sanità, sulla riorganizzazione della rete ospedaliera che prevede tre ipostesi tra cui quella dell’ospedale unico in zona Gravellona-Ornavasso.

Ottobre 2000. In un’assemblea a Villadossola l’assessore regionale alla Sanità, Antonio D’Ambrosio, spiega che l’optimum per il Vco sarebbe l’ospedale unico. In Regione comanda il centrodestra con Enzo Ghigo, in Provincia idem con Ivan Guarducci.

Dicembre 2000. Aldo Reschigna, sindaco di Verbania, si dimette da presidente della Conferenza dei sindaci Asl in dissenso ai nuovi indirizzi: ospedale unico sull’asse Gravellona-Domo, ospedale di Omegna in gestione mista con i privati. Al suo posto viene eletto il primo cittadino omegnese Teresio Piazza.

Febbraio 2001. La maggioranza dei sindaci dice sì all’ospedale unico e chiede all’Asl entro sei mesi un progetto.

Novembre 2001. La giunta regionale dice sì all’ospedale unico e affida alla sua agenzia sanitaria, l’Aress, lo studio di fattibilità.

Giugno 2002. Viene annunciato il metaprogetto dell’ospedale unico, che si farà a Piedimulera. Avrà 400 posti di letto, costerà 100 milioni e verrà costruito in 6 anni. Nel frattempo il domese Gian Mauro Mottini è il nuovo presidente della Conferenza dei sindaci Asl.

Giugno 2004. Alle elezioni provinciali vince il centrosinistra di Paolo Ravaioli, che aveva incentrato la sua campagna elettorale sul “no” all’ospedale unico e per il mantenimento e potenziamento degli ospedali. Forza Italia, il partito promotore del progetto, ripiega: “l’ospedale unico non è un dogma”. È l’inizio della fine dell’ospedale unico.

Aprile 2005. Alle elezioni regionali il centrosinistra con Mercedes Bresso sconfigge Ghigo. È un colpo decisivo per il progetto Aress.

Novembre 2006. Si inizia a parlare di una nuova riforma della sanità e emerge il modello di ospedale unico plurisede: un ospedale unico sulla carta, diviso però in due strutture.

Ottobre 2007. Il Consiglio regionale approva il piano socio-sanitario 2007-2010 che prevede l’ospedale unico plurisede.

Luglio 2011. La Regione, che nel frattempo ha cambiato di nuovo colore politico con Roberto Cota e il centrodestra al posto di Mercedes Bresso, approva il piano di riordino della rete ospedaliera che “pensiona” l’ospedale unico plurisede e torna a ragionare sui poli ospedalieri.

Inframmezzate a queste date ci sono i referendum comunali, quello provinciale, manifestazioni di piazza, catene umane, proteste e tonnellate di dichiarazioni stampa che sarà forse interessante andare a rileggere.