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giustizia bilancia

VCO-25-09-2019-  Stasera la Corte costituzionale

si è pronunciata sul fine-vita. Abbiamo chiesto in merito il parere dell’avvocato Carlo Crapanzano

La Corte costituzionale stasera ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 580 codice penale che riguarda l’aiuto al suicidio. Una sentenza attesa da tempo?

Abbiamo atteso tanto questa decisione. Mi sono espresso innumerevoli volte pubblicamente in conferenze e in dibattiti auspicando che la Corte assumesse questa coraggiosa decisione, e così è stato.

Per meglio comprendere, da cosa è nato tutto questo?

La Corte costituzionale nel novembre 2018 con l’ordinanza 207 aveva ha sospeso il procedimento relativo alla eventuale incostituzionalità dell’art. 580 del codice penale che riguardava Marco Cappato. In pratica, nel febbraio 2017 Marco Cappato accompagnò in Svizzera, con la sua macchina, Dj Fabo, un ragazzo che a causa di un incidente era praticamente ridotto in stato vegetativo, ma intellettualmente lucido, e lì si è proceduto al suicidio assistito che in Italia è vietato. Al rientro dalla Svizzera, Cappato si è autodenunciato ed è scattato il procedimento penale per aiuto al suicidio previsto dall’art. 580 del codice penale e che prevede una pena da 5 a 12 anni di carcere. 

Cosa prevede l’art. 580 codice penale?

L’art. 580 c.p. prevede due distinte ipotesi: è punito non solo chi convince qualcuno a suicidarsi, ma anche chi agevola il suicidio stesso. Il problema serio è valutare in che modo una persona possa agevolare, concretamente, qualcun altro a suicidarsi. Nel caso di Cappato, quest’ultimo si era limitato ad accompagnare Dj Fabo in Svizzera e nient’altro: non lo aveva convinto a suicidarsi né aveva compiuto gesti che ne agevolassero l’intenzione. La Corte costituzionale, investita del problema, all’udienza del 23 ottobre 2018 aveva rinviato al 24 settembre 2019 chiedendo al Parlamento di intervenire, ma non vi è stato alcun intervento.

Lei era stato molto critico sul rinvio

Sì, ho criticato fortemente il rinvio che aveva effettuato la Corte nell’ottobre 2018 per la semplice ragione che, secondo me, la Corte aveva già tutte le “armi” giuridiche per dichiarare l’illegittimità costituzionale dell’art. 580 codice penale e, nel rinviare al Parlamento, mi aveva dato l’impressione quasi di evitare una decisione che palesemente, sempre secondo me, era contro i princìpi costituzionali (vedi intervista qui https://ossola24.it/index.php/20951-che-fine-ha-fatto-la-proposta-di-legge-sull-eutanasia-lo-abbiamo-chiesto-a-carlo-crapanzano).

Lei aveva previsto l’incostituzionalità dell’art. 580 codice penale e ne aveva anche indicato le motivazioni. La Corte costituzionale stasera praticamente le ha dato ragione.

La Corte non ha dato ragione a me in particolare, perché non credo i Giudici conoscessero i miei interventi pubblici o le mie interviste. Sicuramente sono lieto che la Corte abbia motivato con le stesse ragioni che avevo anticipato più di un anno fa e ho continuato ad esternare tali ragioni in altri interventi e interviste.

Quindi adesso l’aiuto al suicidio è legittimo?

E’ necessario precisare. L’aiuto al suicidio può essere considerato legittimo e quindi non punibile, a determinate condizioni: innanzitutto chi decide di suicidarsi deve prendere questa decisione liberamente e senza condizionamenti; deve essere un paziente tenuto in vita da sostegni vitali e affetto da una malattia irreversibile; deve essere stata rispettata la normativa sul consenso informato e sulle disposizioni anticipate di trattamento previste dalla nuova legge 219/2017 sul testamento biologico.

Per lei la sentenza della Corte è un passo avanti per la libera autodeterminazione?

E’ una sentenza importantissima perché riconosce a ogni persona la libertà di come vivere, ma anche la libertà di come morire se la sua dignità è messa in discussione da una situazione patologica irreversibile e mortificante. Indubbiamente, ha prevalso il senso di civiltà e rispetto della persona. Facciamo tesoro di questi nuovi diritti.