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parlamento italia in piedi

VCO- 28-09-2019- L'avvocato Carlo Crapanzano ci commenta la possibilità dei parlamentari di cambiare partito, i parlamentari che escono dal MoVimento Cinque Stelle rischiano davvero di pagare una multa da centomila euro?

Che significa “senza vincolo di mandato”?

L’art. 67 della Costituzione stabilisce che ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato. Spesso si è parlato del vincolo di mandato parlamentare, confondendo però spesso il suo reale significato. Per essere sintetici, la Costituzione vieta il vincolo di mandato proprio per rendere l’azione del parlamentare assolutamente libera e in coscienza nell’interesse del Paese, così svincolandolo dal territorio dove è stato eletto, da ordini di partito o da qualsiasi altro condizionamento contro l’interesse dell’Italia. Significa che ogni parlamentare nell’esercizio delle sue prerogative, non ha vincolo, ma è libero di svolgere le sue funzioni nel solo interesse della Nazione, a prescindere dall’appartenenza a un determinato partito. Purtroppo la storia recente dell’Italia ci ha mostrato spessissimo i cosiddetti “cambi di casacca”, cioè di parlamentari che sono passati a partiti diversi durante la legislatura, ma questo è un problema che attiene più alla morale e all’etica del singolo parlamentare e non all’aspetto costituzionale che invece è assolutamente legittimo.

Il capo politico del MoVimento Cinque Stelle, Luigi Di Maio, in relazione alla fuoriuscita dei suoi parlamentari, ha parlato di mercato delle vacche e chiede centomila euro di multa a chi esce dal movimento. E’ possibile?

Si dice che i candidati pentastellati al Parlamento, al momento dell’accettazione della candidatura, abbiano firmato una specie di contratto nel quale si impegnano, nel caso di cambiamento di gruppo parlamentare per ragioni politiche, a pagare la somma di centomila euro. Tale impegno per quanto mi riguarda è assolutamente nullo e privo di effetti.

Perché è nullo?

Proverò a spiegarlo in modo semplice. Tra i requisiti di legge di un contratto secondo l’art. 1325 del codice civile vi è l’accordo delle parti, l’oggetto, la causa e la forma (quando è prescritta dalla legge). L’accordo delle parti è la volontà di concludere il contratto; l’oggetto è il bene materiale o immateriale (ad esempio un’invenzione) di scambio nel contratto; la causa è lo scopo economico sociale. Ebbene i requisiti che la legge prevede come obbligatori in un qualsiasi contratto, rendono nullo il contratto, secondo l’art. 1418 del codice civile, se il contratto è contrario a norme imperative. Una norma è imperativa quando l’ordinamento giuridico non può farne a meno, cioè è quella norma il cui mancato rispetto minaccia il regolare funzionamento dell’ordinamento stesso. Nel caso che ci riguarda, un precetto contenuto nella Costituzione della Repubblica, in particolare il divieto del vincolo di mandato di cui all’art. 67, è in sé una norma imperativa perché tutela una libertà a garanzia dell’intera Nazione. Nessuna clausola contrattuale tra privati può derogare a questa norma imperativa: ecco perché la richiesta di centomila euro fatta ai parlamentari che escono dal Movimento si riferisce a una clausola assolutamente nulla e priva di qualsiasi significato giuridico.

Quindi Di Maio o chi per lui non può chiedere il pagamento di alcuna multa?

Esatto. Nessuno può imporre a un parlamentare di pagare qualsiasi somma di denaro per aver lasciato il gruppo parlamentare ed essere “passato” ad altro gruppo. Qualsiasi contratto firmato in tal senso è nullo per violazione di una norma imperativa di rango costituzionale. Quel contratto, ammesso che esista, non dovrebbe neanche essere stato pensato ancor prima di essere stato firmato.